La natura umana e il potere politico in Marsilio da Padova

7.8 Alla base della teoria di Marsilio c’è una concezione utilitaristica: la natura umana si evidenzia, concretamente, nella ricerca dell’interesse, perciò la natura socievole dell’uomo riguarda solo la sua volontà di soddisfare al meglio le proprie attese e ottenere i migliori vantaggi, non c’è alcuna riflessione di stampo moralistico.

7.9 Dove non interviene il potere della legge esplode il caos: per questo, ogni associazione umana deve essere sottoposta a norme rigorose capaci di mantenere l’ordine, senza il quale non c’è giustizia (cfr Cicerone: ubi societas, ibi ius). Pertanto, l’autorità politica è indispensabile affinchè la società non si disarticoli, poi quale forma sia la migliore è un altro tipo di questione.

7.10 «La legge è un’ordinanza fatta dalla prudenza politica intorno alle cose giuste o vantaggiose ed al loro opposto, e che ha forza coattiva, e, cioè, per la cui osservanza viene emanato un comando che si è costretti ad osservare, oppure che è emanata per mezzo di tale comando». Comando che deve essere unico: non è possibile una pluralità di poteri legislativi, a meno di non creare confusione e contrasti.

7.12 Marsilio definisce il “cittadino” come colui che ha sufficienti capacità per conoscere ciò che è giusto e vantaggioso per la continuità e l’incremento della comunità civile (restano esclusi gli stranieri), e assegna al corpo di tutti i cittadini l’autorità di fare le leggi: qui anticipa il concetto di sovranità popolare e recupera l’idea romana delle leggi come espressione del popolo (con la sua storia) e non della volontà di un legislatore.

7.14 Per questo, la legge è migliore quando è espressione della universitas civium, poiché vi concorrono più intelligenze. Tuttavia, le altre attività devono essere svolte da pochi individui, intanto perché è più funzionale, e poi perché, altrimenti, gran parte della cittadinanza sarebbe distolta dagli impegni che le spettano.