Appunti sull'opera di Shimitt che teorizza la perdita di fondamento delle discussioni parlamentari.
Oggi, troviamo nell’analisi di Schmitt una grande attualità. Nell’intero Occidente, si è da lungo tempo rinunciato al faticoso compito di munire il parlamentarismo di un nuovo principio metafisico, cioè porre la questione fondamentale dell’identità politica: anzi, la distinzione tra istituzioni e governanti raramente è stata così grande. L’opera schmittiana è un monito e un presagio: in assenza di grandi cambiamenti, pare avvertirci lo studioso tedesco, sono da attendersi grandi sconvolgimenti.
La condizione storico-spirituale dell’odierno parlamentarismo di
Schmitt
di Angela Consolazio
Ottimo riassunto della famosa opera di Shimitt che teorizza la perdita di
fondamento delle discussioni parlamentari.
Oggi, troviamo nell’analisi di Schmitt una grande attualità. Nell’intero Occidente,
si è da lungo tempo rinunciato al faticoso compito di munire il parlamentarismo
di un nuovo principio metafisico, cioè porre la questione fondamentale
dell’identità politica: anzi, la distinzione tra istituzioni e governanti raramente è
stata così grande. L’opera schmittiana è un monito e un presagio: in assenza di
grandi cambiamenti, pare avvertirci lo studioso tedesco, sono da attendersi
grandi sconvolgimenti.
Facoltà: Scienze Politiche
Titolo del libro: La condizione storico-spirituale dell'odierno
parlamentarismo - a cura di G. Stella - ISBN 88-
348-4388-6
Autore del libro: Carl Schmitt
Editore: G. Giappichelli Editore
Anno pubblicazione: 20041. Premessa a 'La condizione storico-spirituale dell’odierno
parlamentarismo di Schmitt' - Replica a Thoma
Costituisce un importante saggio Schmittiano, nel quale la Premessa, risale al 1926 e fu scritta da Schmitt
in replica alla recensione piuttosto polemica che, a firma di RICHARD THOMA, seguì l’uscita originaria
dell’opera, risalente al 1923.
Nella premessa, che è un eccellente sintesi dei motivi teorici principali del saggio, i concetti sono
enfatizzati, quasi esasperati, a causa dell’intento che anima Schmitt di controbattere in modo efficace alla
virulenta critica portata avanti dal suo recensore.
Schmitt esamina la crisi dell’istituzione parlamentare: la Discussione e la Pubblicità non costituiscono più i
principi essenziali del Parlamento, anzi, la fede nella Discussione e nella Pubblicità appare oggi come
qualcosa di antiquato.
La Discussione in Parlamento aveva ormai smarrito il suo fondamento spirituale. Non soltanto interessi
economici di parte corrompono ogni aspetto della vita pubblica e il mestiere del politico è guardato come
quello di uno spregevole affarista; non solo la pubblicità delle discussioni è divenuta una vuota formalità,
dal momento che le scelte fondamentali vengono prese in sede di commissioni o di ristretti circoli svincolati
dal Parlamento, cosicché si verifica un differimento ed un annullamento della responsabilità; ma la stessa
Discussione Parlamentare non è più in alcun modo dialogo teso alla composizione, o alla “ricerca della
verità” (come postulavano i teorici illuministi), bensì una vacua rappresentazione teatrale di posizioni
contrapposte e irriducibili.
L’intero sistema parlamentare è, in definitiva, soltanto una semplice facciata del dominio dei partiti e degli
interessi economici.
Nel corso della loro evoluzione, tanto le istituzioni quanto le idee degli uomini mutano. Se i principi della
Discussione Parlamentare e della Pubblicità vengono a mancare, Schmitt si chiede in cosa debba consistere
il nuovo fondamento dell’odierno Parlamentarismo. Per conoscere le idee e le caratteristiche del Parlamento,
bisogna far riferimento ad autori come BURKE, BENTHAM, GUIZOT e MILL e si potrà constatare che
dopo di loro, all’incirca a partire dal 1848, sono state portate avanti certamente numerose considerazioni
pratiche, ma nessun nuovo argomento di principio.
Soltanto a partire dai ragionamenti di tali autori, il Parlamento può conservare una superiorità spirituale
tanto nei confronti della democrazia diretta, quanto nei confronti del bolscevismo e del fascismo.
Il Parlamentarismo è sempre meglio del bolscevismo e della dittatura, che se venisse eliminato si avrebbero
delle conseguenze incalcolabili. Queste riflessioni però non costituiscono il fondamento spirituale del
Parlamentarismo.
Tutti gli istituti e le norme in senso specifico parlamentare mantengono il loro senso solo mediante la
Discussione Parlamentare e la Pubblicità e quindi diventano incomprensibili se il principio della
PUBBLICA Discussione non trova più considerazione. Si pensi, ad esempio, al principio secondo cui il
deputato è indipendente dai suoi elettori e dal suo partito, alla pubblicità dei dibattiti parlamentari, alle
immunità dei deputati, ecc..
Il Parlamento, in ogni caso, è vero solo quando la PUBBLICA Discussione viene intrapresa e condotta
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La condizione storico-spirituale dell’odierno parlamentarismo di seriamente.
La Discussione Parlamentare ha un senso particolare e non significa semplicemente “trattativa”. Nella
trattativa ciò che conta non è trovare la ragionevole giustezza, ma calcolare e far valere interessi e
probabilità di vincere e valorizzare per quanto possibile il proprio interesse, sono naturalmente
accompagnate anche da vari discorsi e dibattiti, ma non dalla Discussione Parlamentare in senso stretto.
Discussione Parlamentare sta a significare uno scambio di opinioni, che è dominato dallo scopo di
convincere l’avversario di una verità e giustezza con argomenti razionali oppure di farsi convincere della
verità e giustezza. Secondo una formulazione di GENTZ: è proprio di tutte le costituzioni rappresentative
che le leggi derivino da una battaglia delle opinioni, non da una battaglia degli interessi.
Alla Discussione Parlamentare appartengono come premesse:
- delle convinzioni comuni,
- la disponibilità a farsi convincere,
- l’indipendenza dal legame di partito,
- l’imparzialità rispetto agli interessi egoistici.
I partiti oggi non si affrontano più in una Discussione Parlamentare di opinioni, ma come potenze sociali ed
economiche le une contro le altre:
calcolano i reciproci interessi e possibilità di potere, e, su questa base reale, fanno compressi e coalizioni. Le
masse vengono attirate da un apparato propagandistico, il cui effetto maggiore è basato su appelli a interessi
e passioni immediate. L’argomento in senso proprio, che caratterizza la vera Discussione Parlamentare,
scompare. Al suo posto, nelle trattative dei partiti, si pongono i calcoli sicuri d’interesse e le possibilità di
potere; e nel rapporto con le masse ci si affida a efficaci suggestioni o al simbolo.
Oggi, non si tratta più di convincere l’avversario di una giustezza o verità, bensì di guadagnare la
maggioranza e, con essa, dominare.
Perde così significato la grande differenza che CAVOUR indicava tra ASSOLUTISMO e REGIME
COSTITUZIONALE e cioè:
- il ministro assoluto comanda
- mentre quello costituzionale convince colui che deve obbedire.
CAVOUR affermava che "La più cattiva delle Camere è ancora preferibile alla migliore delle Anticamere.
Secondo Schmitt, oggi è piuttosto lo stesso Parlamento che appare come una gigantesca Anticamera presso
gli uffici o le commissioni di invisibili potenti".
In Germania furono sottolineate le ricorrenti carenze ed errori del funzionamento parlamentare:
- il dominio dei partiti,
- la loro politica personale non obiettiva,
- le continue crisi di governo,
- l’inutilità e la banalità dei discorsi parlamentari,
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La condizione storico-spirituale dell’odierno parlamentarismo di - l’abuso delle immunità e dei privilegi parlamentari,
- il c.d. principio di rappresentanza perda di significato,
- ecc..
La perdita di importanza del Parlamento, dovuta alla progressiva sfiducia nelle capacità rappresentative di
questo organo, è connessa al deflagrare dei conflitti tra interessi partitici ed economici. Così da teatro di
Discussione Parlamentare libera e costruttiva di liberi rappresentanti del popolo, il Parlamento diventa il
teatro di una divisione pluralistica delle forze sociali organizzate. Ora tale irruzione dei conflitti tra interessi
economici organizzati nelle aule parlamentari è il segnale di una trasformazione ben più profonda, che
riguarda appunto il superamento della distinzione, cara al pensiero liberale del secolo XIX, tra sfera
economica e sfera politica. L’economia, a cavallo tra i due secoli, aveva palesato la sua incapacità di
autoregolarsi e ha pertanto richiesto l’intervento sempre più massiccio dello Stato in ambiti fino ad allora
considerati estranei alle sue competenze. Questo processo ha conosciuto un formidabile incremento e una
straordinaria accelerazione durante il primo conflitto mondiale.
Le decisioni inerenti all’ambito economico costituiscono il cuore della politica interna e l’idea del laissez -
faire, appare definitivamente obsoleta. Lo Stato ormai rivendica una estesa competenza come diretto gestore
di imprese, come mediatore di conflitti sociali, come erogatore di servizi.
Secondo Schmitt, se si vuole continuare a credere nel Parlamentarismo, bisognerà almeno indicare degli
argomenti nuovi, bisognerà ricercare ciò che MONTESQUIEU chiama il “principio” di una forma di Stato
o di governo. Egli, infatti, distinse le forme di governo oltre che in base alla estensione e alle caratteristiche
del territorio anche in base al principio (virtù, onore, timore). La monarchia appare come la forma di
governo più adatta ai grandi Stati territoriali europei, il dispotismo è la forma di governo più adatta ai popoli
orientali, la repubblica ai popoli antichi.
La democrazia è caratterizzata dal principio della virtù, la monarchia dal principio dell’onore e il
dispotismo dal principio del timore.
THOMA, nella sua recensione, non rivela affatto in che cosa consistano i nuovi Principi del
Parlamentarismo, presunti così numerosi. Egli si accontenta di citare solo gli scritti e i discorsi di MAX
WEBER, HUGO PREUSS e FRIEDRICH NAUMANN degli anni 1917 e seguenti. Per questi liberali e
democratici tedeschi, che lottarono contro il sistema di governo dell’Impero, il Parlamentarismo significò
essenzialmente e al massimo un mezzo di selezione politica dei capi, una via sicura per eliminare il
dilettantismo politico e far giungere al comando politico i migliori e i più bravi. E’ divenuto assai dubbio
che il Parlamento possieda effettivamente la capacità di formare una élite politica.
La fiducia nel Parlamentarismo, in un governo della Discussione Parlamentare, è propria del pensiero del
LIBERALISMO e non appartiene alla DEMOCRAZIA. Perciò, occorre separare il LIBERALISMO dalla
DEMOCRAZIA.
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La condizione storico-spirituale dell’odierno parlamentarismo di Ogni vera DEMOCRAZIA si fonda sul fatto che, non solo l’uguale viene trattato in modo uguale, ma il
disuguale in modo disuguale. Propria della DEMOCRAZIA è, dunque, innanzitutto l’omogeneità e
secondariamente l’eliminazione o l’annientamento dell’eterogeneo, ossia di ciò che, in quanto estraneo e
disuguale, minaccia l’omogeneità. Ad es. , a partire dal XIX secolo, la democrazia consiste innanzitutto
nell’appartenenza ad una determinata nazione, nell’omogeneità nazionale.
L’uguaglianza ha valore sempre solo fintantoché sussiste almeno la possibilità e il rischio di una
disuguaglianza. Soltanto le democrazie primitive o gli Stati coloniali costituiscono esempi in cui una
comunità, basta a sé stessa sotto ogni riguardo, in cui ciascuno dei suoi abitanti è così simile a ciascun altro
fisicamente, psichicamente, moralmente ed economicamente che c’è una omogeneità senza eterogeneità.
Poiché alla uguaglianza appartiene sempre anche una disuguaglianza, una democrazia può escludere una
parte della popolazione dominata dallo Stato senza cessare di essere democrazia. Così ad es. finora in
generale sempre sono appartenuti ad una democrazia anche degli schiavi o degli uomini, i quali, in tutto o in
parte, sono stati privati dei diritti e tenuti lontani dall’esercizio della potestà politica, si chiamassero essi
barbari, incivili, atei, ecc.. Colonie, protettorati e simili forme di dipendenza consentono oggi ad una
democrazia di dominare una popolazione eterogenea senza farne dei cittadini, di renderla dipendente dallo
Stato democratico e, tuttavia, contemporaneamente, di tenerla a distanza da questo Stato. Si dice, infatti, che
le colonie sono:
- estero, per il diritto pubblico
- interno, per il diritto internazionale.
E’ un’idea liberale, non democratica, considerare ogni uomo adulto come un cittadino con gli stessi diritti.
Questa democrazia universale dell’umanità non domina affatto sulla terra, perché la terra è divisa in Stati
nazionalmente omogenei, che al loro interno tentano di realizzare una democrazia sul fondamento
dell’omogeneità nazionale e non considerano affatto ogni uomo come un cittadino con gli stessi diritti.
Anche lo Stato più democratico, cioè gli Stati Uniti d’America non fa partecipare gli stranieri alla sua
potenza o alla sua ricchezza.
Se si volesse mettere in pratica una democrazia dell’umanità ed eguagliare realmente dal punto di vista
politico ogni uomo ad un altro, si sarebbe spogliata l’eguaglianza del suo valore e della sua sostanza, perché
si sarebbe tolto ad essa il significato specifico, significato che essa possiede in quanto eguaglianza politica,
economica, ecc., in quanto eguaglianza propria ad un ambito determinato. Ogni ambito ha, infatti, le sue
eguaglianze e disuguaglianze specifiche. Inoltre, verrebbe svalutato e diventerebbe qualcosa di indifferente
anche l’ambito stesso e, quindi, la stessa politica. Le disuguaglianze non scomparirebbero affatto dal mondo
e dallo Stato, ma si ritirerebbero in un altro ambito, dal politico all’economico per esempio, in cui le
disuguaglianze si fanno valere con forza spietata.
L’uguaglianza di tutti gli uomini in quanto uomini non è democrazia, ma un determinato tipo di liberalismo.
La costruzione dello Stato del CONTRAT SOCIAL di ROUSSEAU contiene l’uno accanto all’altro
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La condizione storico-spirituale dell’odierno parlamentarismo di