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Lyndon Johnson e il ritorno alla politica di intervento


Johnson più che sul sostegno alla democrazia e alle riforme sociali come mezzo per contrastare il pericolo rosso preferì puntare sulla stabilità politica e la crescita economica della regione anche se ciò implicava l’appoggio a dittature. Il suo approccio ai problemi della regione fu simile a quello di Eisenhower e alla diplomazia del dollaro di Taft. Johnson non aveva interesse per l’America Latina e considerava il subcontinente un insieme di popoli miserabili che entravano illegalmente negli Usa e da bloccare a tutti i costi.
Nel 1964 Thomas Mann, sottosegretario di stato per gli affari esteri annunciò la nuova linea di amministrazione poi conosciuta come Dottrina Mann e basata su 4 punti:
1. promozione della crescita economica regionale
2. protezione degli investimenti privati statunitensi
3. indifferenza per il tipo di regime al potere
4. opposizione al comunismo

Mann non pose limite alla cooperazione con i regimi militari anzi poiché al centro dell’agenda c’era la lotta al comunismo li preferiva ai regimi democratici.
La prima applicazione della dottrina Mann fu il Brasile dove nel 1964 i militari deposero il governo di centro sinistra di Goulart. L’amministrazione inviò aiuti economici e militari al generale Castelo Branco, primo dei 5 dittatori che guidarono il Brasile sino al 1985 garantendo fedeltà agli USA e alla lotta alla diffusione del comunismo.
Nel 1965 l’amministrazione Johnson inviò 23.000 soldati nella Repubblica Dominicana per contrastare un moto popolare contro un governo fantoccio di Washington.

Tratto da AMERICA LATINA E STATI UNITI di Filippo Amelotti
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