L’instabilità politica nell’Africa indipendente
Quanto detto deve aver già fornito un quadro abbastanza accurato dello scenario africano. Anche nei paesi in cui la democrazia rappresentativa ha ottenuto maggior successo il colpo di stato è uno strumento ordinario per risolvere le successioni al potere. Guerre e golpe sono elementi comuni nello scenario della politica africana quanto i leoni nella savana prima che iniziassero a sterminarli.
Si tratta di un fenomeno tipicamente indigeno: nell’Africa precoloniale esistevano solo regni, non repubbliche; il monarca assoluto, il vate, lo stregone, erano le forme (spesso confuse fra loro) del leader. Né d’altronde il colonialismo, che era una dominazione diretta basata sulla forza, può essere considerato una buona scuola di democrazia. Naturale quindi che anche oggi, l’uomo forte di turno conquisti facilmente il potere in Africa; dopo i colpi di stato dei generali e dei colonnelli si sono avuti anche quelli dei capitani e dei tenenti e, persino, dei sergenti. Fra le mosche bianche del continente (ovvero gli stati sfuggiti alla prassi dei colpi di stato) figurano Senegal, Camerun, Kenya, Tanzania, Zambia, Zimbabwe. Il fatto è che il colpo di stato è facile da attuarsi e comodo; spesso ai golpisti basta conquistare alcuni edifici della capitale (palazzo del governo e televisioni): le campagne rimangono perlopiù estranee alla politica e legate ai poteri locali (etnie, clan, tribù..) e nelle città la fascia di popolazione istruita e politicizzata e molto sottile. I colpi di stato possono essere sia un modo per porre fine allo strapotere di un gruppo, sia il mezzo per imporre gli interessi di un’altro gruppo.
La corruzione è un fenomeno spesso sistemico e molte volete funzionale agli interessi della ristretta elite dominate erede del colonialismo. Anche la carenza di tecnici e politici che conoscano a fondo l’economia, la sociologia o le altre scienze sociali, ha negli anni seguenti l’indipendenza causato molti problemi, da politiche economiche velleitarie a errori nella gestione del bilancio statale. L’interferenza delle potenze straniere (abbiamo visto il termine neocolonialismo riferito alla Francia, ma non è certo il solo caso), le contese legate alla guerra fredda, eventi come la crisi petrolifera o altre oscillazioni del valore di certi prodotti agricoli o minerari (il colonialismo aveva infatti favorito la specializzazione e la monocultura), sono tutti eventi che hanno talvolta pesato in maniera consistente sull’economia e la politica dell’Africa appena emancipata.
Un Africa non più tribale ma nemmeno occidentale. Un Africa libera e con una geografia politica ormai definita e incontestata ma che non ha ancora superato le divisioni etniche e religiose. Un’Africa dalla facciata democratica ma dove golpe e addirittura guerra civile ed etnica, costituiscono spesso strumenti per fare politica e conquistare il potere per sé o per il proprio gruppo. Ma comunque un Africa che comincia a camminare da sola e a scegliere quale futuro offrirsi.
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