Decolonizzazione di Uganda, Randa, Burgundi
La colonia inglese dell’Uganda divenne indipendente nel 1962 dopo che Londra era finalmente riuscita far passare una costituzione federale nel paese. Esso era infatti storicamente diviso in più regni, di cui uno, quello del Buganda, un tempo egemone, rivendicava in maniera accesa l’indipendenza rispetto al resto del territorio coloniale. Dopo una serie (assolutamente normale nel contesto africano) di dittature, guerre e colpi di stato militari, il paese ha infine trovato un suo precario assetto, ed è oggi uno dei più importanti della regione.
Assai più tormentata è la vicenda del piccolo Ruanda, ex colonia tedesca amministrata fino al 1962 dal Belgio su mandato Onu. Da Secoli diviso al suo interno fra una maggioranza di etnia hutu e minoranza di etnia tutsi che però ha storicamente sempre goduto di una posizione egemone. Ulteriormente polarizzata dal dominio belga la popolazione del Ruanda ha dimostrato in maniera “mirabile” quanto grande possa essere il problema etnico nell’Africa indipendente. Senza scendere nei dettagli: negli anni dell’indipendenza la maggioranza hutu conquistò il potere (con conseguente sterminio dei tutsi che si riversarono nei paesi vicini come profughi). I tutsi promossero allora una lunga guerriglia che verso gli anni novanta sarebbe forse riuscita a riconquistare il potere se non fosse stata fermata in tempo da truppe belghe, francesi e di paesi africani limitrofi. Tuttavia quando il peggio sembrava evitato, nel 1994, l’abbattimento dell’aereo in cui viaggiavano i presidenti di Ruanda e Burundi (entrambi hutu), scatenò nel paese una violenta ondata di odio verso i tutsi che si trasformò presto in un vero e proprio genocidio, fra l’altro sotto gli occhi dei caschi blu, ai quali fu chiesto di non intervenire (probabilmente per via degli interessi contrapposti di Usa e Francia); è questa una delle peggiori macchie sulla coscienza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Il Fronte tutsi di resistenza però ebbe il sopravvento sulle forze hutu che, temendo una ritorsione commisurata a quella da loro imposta ai tutsi, evacuarono in massa dal paese affollandosi in campi profughi nei paesi vicini, dove presto scoppiarono epidemie di colera. Attualmente il potere è saldamente in mano ai tutsi; la situazione economica del piccolo pese, devastato da anni di guerra e dal lento rimpatrio di quasi un milione di profughi hutu, è grave. La situazione attuale rimane tesissima e il dialogo fra i due gruppi è sempre appeso ad un filo fragilissimo.
Sempre caratterizzato dalla rivalità fra tutsi e hutu è il caso del Burundi, piccolo stato confinante con il Ruanda, anch’esso mandato belga fino all’indipendenza nel 1962. Nel caso del Burundi tuttavia la lotta etnica non assunse mai la forma del genocidio ed è stata in qualche modo ricondotta alla dialettica democratica. Non bisogna comunque abbassare la guardia.
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