Gli anni fra le due guerre in Africa
Le colonie tedesche più ambite, Camerun e Togo (entrambe affacciate sul Golfo di Guinea), furono spartite fra Francia e Inghilterra; l’Africa orientale tedesca passò sotto il controllo britannico, eccetto il territorio corrispondente al Ruanda-Urundi che venne affidato alle cure del Belgio. Anche il Sud Africa (stato indipendente che aveva partecipato alla guerra come Dominion britannico) prese parte alla spartizione, ottenendo l’assegnazione dell’attuale Namibia. L’Italia invece fu esclusa dalla spartizione delle colonie tedesche, così come previsto dagli accordi di Londra del 1915, nonostante alla fine della guerra si fosse sperato di ottenere ugualmente qualche cosa.
Sul piano economico gli anni fra le due guerre videro la partecipazione dell’Africa al commercio mondiale aumentare per poi contrarsi per via della grande crisi del ’29. Per favorire l’esportazione delle merci africane (e forse anche un po’ per ottemperare al nuovo spirito del colonialismo con lo scopo di migliorare le condizioni di vita dei popoli sottomessi), la maggior parte dei governi coloniali si impegnò nel miglioramento del sistema infrastrutturale. Ne risultò un maggior coinvolgimento delle zone rurali nell’economia coloniale e più in generale nel sistema economico internazionale. Furono varati grandi progetti di irrigazione; l’industria mineraria ed agricola si accrebbe per volumi di produzione e numero di addetti. Eccetto certe zone (soprattutto l’Africa equatoriale francese e le colonie portoghesi) il continente nero fu interessato da ammodernamento produttivo, diminuzione della mortalità infantile e quindi, aumento demografico.
Anche sul piano sociale i cambiamenti furono notevoli. Per prima la società divenne più stratificata: aumentava il numero di addetti nell’industria (in genere mineraria o della gomma) e nell’amministrazione coloniale; l’alfabetizzazione conobbe un certo incremento, forse scarso in termini percentuali, ma rilevante in termini numerici. Questi mutamenti accompagnati dai 14 punti di Wilson e dalla rivoluzione russa, si tradussero in una maggior diffusione delle idee politiche presso l’elite di africani alfabetizzati. Cominciarono o a sorgere le prime associazioni e partiti politici africani che andarono rafforzandosi per tutti gli anni successivi. Il 1927 merita di essere ricordato perché si tenne a Bruxelles una conferenza sui popoli oppressi che può essere considerata il primo grande congresso afro-asiatico della storia. Si discusse di indipendenza ed emancipazione, di solidarietà fra Asia ed Africa, di comunanza con le vedute anticolonialiste dell’Urss.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale e la rinnovata affermazione del principio all’autodeterminazione (espresso da Roosevelt e Churchill nella Carta atlantica del 1941), completarono la formulazione della condanna al colonialismo iniziata con i 14 punti di Wilson. La perdita di centralità dell’Europa uscita devastata dalla guerra, sarà l’inizio del nazionalismo africano e della sua volontà di indipendenza.
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