Bioremediation
I funghi hanno accrescimento apicale. Le ife consentono al micelio di esplorare enormi superfici. La zona apicale e più sottile ed elastica e può esercitare sul substrato pressioni di alcune atm; sempre all’apice vengono prodotti gli enzimi extracellulari. Qualsiasi tipo di substrato può essere attaccato dalle ife fungine; ci sono una serie infinita di enzimi.
Il fungo, a pochi giorni dall’inoculo, rende abbastanza importante la decolorazione del pigmento. I pigmenti possono essere utilizzati in qualsiasi tipo di industrie, quindi l’impiego del fungo per la modifica della molecola (che perde la sua funzione di pigmento) può essere molto utile. Il micelio ha estratto il Cd dal pigmento.
Con il carbonato di piombo il fugo ha estratto il piombo, senza subire una diminuzione della crescita. Queste sono specie saprotrofe, cioè non sono funghi simbionti.
Mucor ruxi (zigomicete): riesce a estrarre dal suolo concentrazioni di Pb, Ni e Zn dell’ordine dei mg/g.
In un ecosistema (a seconda dell’ecologia del fungo) i funghi saprotrofi riescono ad accumulare quantuità maggiori rispetto ai funghi simbionti: questa capacità è data dall’ecologia stessa del fungo. Funghi della stessa specie possono avere capacità di accumulo diverse in condizioni diverse. In un ecosistema naturale la porzione maggiormente inquinata è lo strato superficiale. I funghi saprrotrofi sono sottoposti a livelli di inquinanti più alti e possono accumulare quantità superiori (esempio: per il Pb 1,3-1,8% rispetto allo 0,9-1% dei micorrizici).
La capacità dei funghi di assorbire inquinanti è molto elevata. In caso di simbiosi, il fungo accumula molto di quando non è in simbiosi.
In substrati molto acidi (tundra), dove tutti i metalli pesanti sono in soluzione, le piante riescono a sopravvivere grazie alle micorrize ericoidi.
Phanerochaete chrysosporium: degrada il legno e riesce a degradare gli inquinanti organici (PCB).
Pleurotos ostreatus (basidiomicete): produce laccasi che degradano molti pesticidi.
Hebeloma crustuliniforme (basidiomicete): degrada l’atrazina.
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Autore:
Marco Cavagnero
[Visita la sua tesi: "Utilizzo operativo di modelli numerici per la valutazione dell'inquinamento atmosferico e l'elaborazione di un indice di qualità dell'aria"]
- Università: Università degli Studi di Torino
- Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
- Esame: Analisi e Gestione dell’Ambiente
- Docente: Prof.ssa Simonetta Sampò
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