Appunti incentrati sull’educazione contemporanea in tema di intercultura. Vengono definiti i concetti fondamentali di multiculturalità, pedagogia interculturale, metissaggio, cittadinanza, integrazione e assimilazione.
Intercultura. Paideia per una nuova era
di Marianna Tesoriero
Appunti incentrati sull’educazione contemporanea in tema di intercultura.
Vengono definiti i concetti fondamentali di multiculturalità, pedagogia
interculturale, metissaggio, cittadinanza, integrazione e assimilazione.
Università: Università degli Studi di Messina
Facoltà: Scienze della Formazione
Corso: Scienze della Comunicazione
Esame: Pedagogia interculturale
Docente: Prof. Panarello
Titolo del libro: Intercultura. Paideia per una nuova era
Autore del libro: Bolognari V.
Editore: Pensa Multimedia (collana Agorà)
Anno pubblicazione: 20041. La questione cruciale della pedagogia interculturale
È inserita all’interno dei problemi dell’educazione nella contemporaneità in quanto in stretto rapporto con le
problematiche del mutamento sociale e le ibridazioni che nella nostra epoca si determinano con gli infiniti
incroci e scambi culturali. Di fatto, l’intercultura nasce come risposta alla sfida migratoria degli anni '80 e
'90 e mira con una pedagogia che fa da mediano alla riflessione sulle questioni della diversità delle etnie e
delle culture.
Nel campo della didattica, nel nostro paese, per esempio, le iniziative si sono mosse in un duplice
prospettiva, da un lato si mira all’ideazione di strategie atte all’alfabetizzazione, all’accoglienza e
all’individuazione di punti di contatto tra culture e fedi diverse se non opposte, e dall’altro si cerca di
promuovere atteggiamenti corretti per eludere ostacoli, impedire razzismi e scontri, costruendo dialoghi e
ponti tra culture considerate per lungo tempo incomunicabili.
Uno dei problemi cruciali della pedagogia interculturale rimane quello dell’identità culturale che sulla base
del paese di provenienza marca l’origine dei gruppi, le appartenenze e di conseguenza le distanze. L’identità
costituisce il segnale inequivocabile con cui si tenta di proteggere quel NOI nazionale da un LORO estraneo
e mal tollerato. Lo testimoniano anche solo alcuni atti linguistici che alludendo agli ALTRI pongono una
barriera che contrappone, allontana e inevitabilmente separa. Il migrante è quindi così STRANIERO,
diverso, ospite o alieno, e benché si parli ormai di società multietniche e multirazziali, gli atteggiamenti
nei confronti dei nuovi arrivati rimangono improntati a un certo scetticismo verso un ideale di società in
Melting Pot che misceli culture ed etnie, razze e fedi, linguaggi e abitudini.
L’impegno della pedagogia interculturale è dunque quello di trovare strategie e soluzioni al problema
degli immigrati per la loro piena integrazione. Ciò in termini di sfide, di organizzazione didattica, di
interconnessione del locale al globale, di approccio multidisciplinare che va dall’antropologia alla sociologia
alla filosofia al diritto, in prospettiva di un universalismo che accomuni i popoli in orizzonti di pace,
tolleranza e riconoscimento dei diritti e della dignità umana.
L’intercultura in pedagogia rappresenta uno straordinario esempio di multidisciplinarità. Come disciplina la
pedagogia interculturale non può astrarsi dalla realtà dei fatti ma piuttosto appoggiarcisi cogliendo il flusso
delle problematiche che la riguardano. L’intercultura applicata alla pedagogia ha il “compito” di orientarci a
capire le ragioni di un’integrazione concepita in funzione di un sistema sociale, politico, giuridico ma
soprattutto morale che in maniera strutturale garantisca i diritti fondamentali per dar vita ad una cittadinanza
MULTICULTURALE.
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Intercultura. Paideia per una nuova era 2. Il concetto di interculturalità
Importante è dunque a tali fini acquisire un concetto di interculturalità che diventi il modus strategico di
pensare e operare in quella eterogeneità culturale e sociale, instabile e precaria, che caratterizza l’epoca
storica attuale.
La multidisciplinarità non implica la rinuncia da parte della pedagogia interculturale ad avere una propria
struttura teorica, tale è un discorso frutto dell’incessante e continuo Interpensare, incentrato su valori
educativi, culturali, sociali, legali ed etici. Si contrappone dunque ad ogni idea unilateralista, assolutamente
da abbandonare, piuttosto pone la Paideia ad emblema della nuova era, promuovendo la cultura nella sua
alta espressione formativa e qualitativa, il tutto finalizzato al superamento dei grandi conflitti, delle
indifferenze e delle negligenze che sono in controtendenza con lo sviluppo dell’umanità, di questa società
sovraccarica di drammi, incomprensioni ed umiliazioni.
La questione del porsi il problema della diversità culturale è espressione di un impoverimento per una
civiltà che abbiamo sempre difeso e protetto ma di cui fin troppo spesso se ne infrangono le migliori regole
del vivere e del convivere. La pedagogia resta nel suo obiettivo comunque consapevole che un
multiculturalismo tollerante non si possa automaticamente impiantare nei costumi della gente e che nessuna
ricerca possa trovare la ricetta migliore per favorire la buona convivenza, si pone però il buon proposito di
cercare di smontare tutti quegli stereotipi, tutti i peggiori fantasmi circa l’alterità sulle culture più povere, i
disprezzi, il razzismo e la xenofobia.
In definitiva, la pedagogia interculturale intende promuovere il dibattito intellettuale e morale attorno ai
principi dell’integrazione e della convivenza nelle nuove società multiculturali. Il quadro generale nel quale
deve operare è sconfortante: antiche forme di rabbia compaiono ad oggi sollecitando sostanziali
distanziamenti dalle nuove etnie, capovolgendo i paradigmi interpretativi con cui i valori e i principi
dell’integrazione sono pensati, tanto da portare Michael Walzer ad accontentarsi di una “approssimativa
uguaglianza tra i gruppi”.
La nostra modernità tra pigrizia e indolenza esalta contrasti ed intolleranze cancellando la sua storia ma
soprattutto la sua cultura più antica, quella della generosità cordiale e ospitale dei greci verso la gente
straniera. Ciò che oggi in realtà viviamo sono grandi conflitti sociali ed internazionali che vanno man mano
ad intaccare le istituzioni morali e culturali proprie di una società. Nasce l’esigenza di cercare nuove regole
di amicizia tra culture diverse e lontane.
L’intercultura si pone questo obiettivo ma i processi di integrazione sono lenti e faticosi poiché
l’integrazione include un noi che riguarda il nostro modo di sentire, percepire, immaginare e accogliere. A
tal proposito bisognerà smontare innanzitutto la nostra mentalità più solida, la maniera stessa di ragionare
che impiega inemovibili pregiudizi impiegati per contrastare o negare dignità e riconoscimento a queste altre
specificità culturali.
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Intercultura. Paideia per una nuova era
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Intercultura. Paideia per una nuova era 3. Le tre le prospettive d'analisi della pedagogia interculturale
Sono tre le prospettive di analisi che la pedagogia interculturale, da oltre un decennio, considera, poste
contro le sfide epocali di oggi e atte alla ricerca di sintesi creative e coerenti che nelle comuni riflessioni
multidisciplinari riescano a dare soluzioni adeguate e a lungo termine alle problematiche nate dai movimenti
migratori e dall’espansione economica internazionale.
• La prima considera il contesto delle trasformazioni sociali, che stanno cambiando la realtà delle nostre
esperienze intellettuali e morali nonché gli stili comunicativi e il modo di agire nei confronti dei nuovi
arrivati. Questa inedita vicinanza tra culture e identità differenti (un tempo i villaggi separati garantivano
omogeneità) ha prodotto il timore che la diversità possa diventare una minaccia all’integrità culturale di
società tradizionalmente omogenee. Touraine parla di ossessione identitaria la quale trasforma in straniero
l’avversario e porta alla ricerca di una omogeneità vista come purezza. Dunque la sfida di una sorta di
patriottismo verso un multiculturalismo, alla faccia dell’utopistico universalismo integrato che voleva una
sola umanità. Riaffiorano dunque i vecchi concetti di discrimine culturale e politico che il pensiero moderno
illuminista aveva rigettato propugnando un’uguaglianza per tutti. La diversità continua ad essere ad oggi mal
sopportata in quanto disgregatrice del sentimento di appartenenza ad una località costituita storicamente sui
principi di omogeneità, integrità, purezza culturale , coesione spirituale e nazionale.
• La seconda è rappresentata dalla tendenza delle società a non voler mettere in discussione i preesistenti
modelli di cultura sociale, in una parola prevale la logica dell’isomorfismo. Tensioni e complessi rapporti
tra mondo globale e locale, tra modernità e tradizione, tra integrazione e conflitti etnici, tra omogeneità e
diversità. La globalizzazione concettualmente con il suo programma economico ampio ed uniforme ha come
potenziale tendenza quella dell’integrazione umana. Sloterdijk introduce un audace paradosso secondo cui le
pareti delle città stanno diventando sottili e trasparenti, questa globalizzazione favorisce l’inclusione del
globale nel locale e del locale nel globale GLOCAL crea uno spazio in cui l’immunità sarà difficile da
garantire nel senso che le società sono tutte esposte ai medesimi rischi e contagi. In un mondo in cui locale e
globale si contendono gli stessi spazi, gli individui reclamano uguali diritti, i contatti interculturali diventano
più frequenti, tanti sono i paradossi caricaturali che si vengono a creare, Geertz sostiene che di fronte alla
globalizzazione i concetti più aggreganti di nazione, stato e popolo stanno dissolvendosi. L’interdipendenza
economica non coincide con l’integrazione umana ma tende piuttosto a spezzare in frammenti e ad
evidenziare una etnicità globalmente polverizzata e localmente deterritorializzata.
• La terza prospettiva considera invece le conseguenze che il motore ramificato determina sui cittadini
globalizzati e frammentati, Bauman avverte tra gli effetti la riduzione di spazi pubblici e la crisi dei luoghi
di socializzazione dove si elabora la cultura e dove si alimentano i valori della socialità. Touraine parla
appunto di desocializzazione dell’individuo che si allontana dai rapporti sociali collettivi determinando così
il declino della figura dell’attore sociale. Secondo lo stesso mettere in crisi le principali organizzazioni
sociali (scuola e famiglia) si traduce in mettere in crisi la modernità. Sempre Touraine nella sua analisi vuole
capire come vivere insieme e integrati se alla base la società corre per il favorimento di obiettivi individuali
(con problemi quali la percezione soggettiva dei diritti che diventano privilegi, l’esistenza di incontri-scontri
tra la pluralità di culture, comunità che si arrendono e si polverizzano, sistemi democratici che non regolano
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Intercultura. Paideia per una nuova era equamente la vita comune). L’intercultura sostiene la necessità di un progetto formativo sociale e culturale
in cui gli individui imparino a tollerare le differenze introducendo la cultura, la ricerca, la formazione, una
nuova idea di civiltà orientata all’interconnessione, alla mescolanza, all’ibridare e all’integrazione delle
culture. Secondo il sociologo Semprini la crisi avvertita dalle società moderne è sostanzialmente crisi delle
nozioni politiche e filosofiche di cittadinanza, uguaglianza e giustizia che non reggono di fronte alle
questioni aperte e non risolte sulla diversità culturale, di conseguenza le democrazie liberali che si basano su
tali 3 principi ne avvertono la conseguenza. La soluzione teoricamente consisterebbe nel riuscire a conciliare
la diversità con l’uguaglianza, ma lo scambio, la conciliazione non è mai stato equo, non ha mai toccato
realmente tutti gli individui. Come estendere il diritto ad essere considerato nella sua specificità e nelle
proprie diversità uguale agli altri?! Il fatto è che l’uguaglianza nella diversità va inevitabilmente a far
corrispondere un beneficio per qualcuno nello sfavore o nel discrimine verso qualcuno altro. Secondo Agnes
Heller uguaglianza ed equità creano una continua oscillazione tra l’ethos del liberalismo e quello della
democrazia che si traduce in squilibrio tra leggem etica e moralità, questo rappresenta per la stessa il
PENDOLO della modernità, ritiene pertanto che solo il senso della moralità potrà ristabilire l’equilibrio tra
questi due generi di ethos; la moralità ha una priorità onotologica sull’etica e sulla legge e riesce ad
alimentare le varie forme di solidarietà che la legge non sempre può regolare, è necessario che tutti uomini e
donne si assumano le proprie responsabilità morali.
Marianna Tesoriero Sezione Appunti
Intercultura. Paideia per una nuova era