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Come si legge una fiction

La fiction è uno dei generi più forti della televisione generalista che nel corso degli anni ha raggiunto buoni livelli dal punto di vista qualitativo e quantitativo anche nazionale.
La fiction italiana ha maturato proprie forme e si è adattata alla programmazione di flusso con formati facilmente inseribili nei palinsesti.
Il genere è esploso nei primi anni ’80 con le emittenti private che riversavano telefilm, soap opere statunitensi, telenovelas sudamericane.
Il termine “fiction” non vuol dire finzione ma un qualsiasi prodotto di attività creativa e immaginativa che assuma  struttura di racconto.

I formati della fiction


Esistono diversi “formati” per la fiction distinguibili in base ai parametri.
Ogni formato ha delle proprie caratteristiche che riguardano il marketing, la fedeltà dello spettatore, l’ammortimento dei costi.
La componente economica non può essere trascurata anche se si parla di un prodotto creativo in quanto ogni emittente televisiva definisce per ciascuna stagione televisiva dei tetti minimi di “share” cioè una percentuale di ascolti sul totale delle persone sintonizzate sui canali televisivi da raggiungere a seconda delle diverse fasce orarie di programmazione.
Si possono distinguere due macrocategorie di fiction:
“non seriale” e  “seriale” che si distinguono per le modalità di produzione, per il tipo di frammentazione narrativa che costituisce lo specifico della narrazione televisiva. 
La segmentazione narrativa si distingue in “puntate” cioè un segmento narrativo non autoconclusivo e la durata varia in base ai formati di cui si possono distinguere dei “sotto-formati” riconoscibili come generi narrativi, questa permette di fissare appuntamenti stagionali con i telespettatori ; gli “episodi” sono segmenti narrativi finiti, autonomi e di durata e numero variabile sempre a seconda del formato.
Tra formati non seriali e seriali possiamo individuare i film TV, le miniserie, i serial, le serie e le serie serializzate.
  
I formati non seriali
A questo genere appartengono i film TV e le miniserie. Il film TV è un film prodotto esclusivamente per la televisione. la vicenda si svolge il 90’ 100’ e spesso è tratta dalla cronaca.
La miniserie è una forma narrativa specifica della televisione dove la storia è suddivisa in poche puntate da due a sei di 90/100’ ciascuna; questa rappresentano adattamenti letterari come cuore.

I formati seriali
I “serial” hanno una struttura narrativa a puntate ma in numero superiore.
Le soap operas ossia opera saponetta, Questo genere manca di una fine per cui è un “serial aperto” che chiude solo per esigenze produttive e non narrative.
Manca inoltre l’inizio infatti la prima puntata introduce lo spettatore in una situazione già delineata; ha uno sviluppo narrativo basato sulla ridondanza delle informazioni, sul dialogo e non sull’azione.
La soap ha un protagonismo di tipo corale con personaggi appartenenti ad un'unica comunità familiare
La prima soap è stata Un posto al sole andata in onda su Raitre nel 1996.
Le telenovelas sono un genere popolare dell’industri televisiva sudamericana; prevede un epilogo narrativo differito in centinaia di puntate e si configura come “serial chiuso”. Il protagonismo è generalmente individuale, di solito femminile o di coppia. 
I due formati differiscono nell’allestimento dei set,nella fotografia, nei costumi, nella regia anche se in entrambi c’è la prevalenza di campi e piani stretti che accompagnano i dialoghi.
Entrambe sono girate quasi esclusivamente in studio e sostanzialmente in elettronica  e cioè con attrezzature digitali meno costose. 

Le serie
Le serie procedono per episodi cioè segmenti autonomi e narrativamente esaurienti che durano 52’ nel caso della sit-com, 50/60’ che si adattano a generi più disparati. Il protagonismo di solito è individuale; le figure sono narrativamente e caratterialmente ben definite e a volte didascaliche che vanno a risolvere il caso nuovo ossia il plot episodico che si sviluppa durante l’episodio secondo una struttura schematica e ripetitiva ben riconoscibile.
Quello che accade nei singoli episodi non si ripresenta negli altri 20/25 della stagione che permettono quindi una messa in onda casuale. La struttura della serie a episodi risponde alle esigenze psicologiche e culturali del pubblico per cui vede la fiction; l’appuntamento settimanale o quotidiano con la stessa storia e con personaggi già noti risponde ad un bisogno di rassicurazione.

Serie all’italiana
Questo è un formato atipico per l’industria televisiva internazionale; è costituito da sei-otto appuntamenti per stagione che durano tra i 90/100’; ogni appuntamento si distingue dagli altri per la presenza di un plot episodico  o “caso di puntata”e di una o più storylines che attraversano al serie.
Il protagonismo è generalmente individuale, intorno al protagonista generalmente ruotano personaggi che solitamente appartengono alla sfera privata su cui vertono le storylines secondarie che si intrecciano al caso di puntata; di solito la “continuing story” si delinea nell’ambito familiare-privato. Inoltre tipico della tradizione poliziesca italiana è l’unione di “giallo” e “rosa” ossia il “poliziesco all’italiana”.

Le serie serializzate
Negli ultimi venti anni si è affermato un formato seriale ibrido ossia la “serie serializzata” dove sono mescolati elementi dell’episodio e della puntata e troviamo il caso di puntata, le storylines e la continuing story. Le puntate variano da 20° 25 a stagione con una durata compresa tra i 25’ come Will & Grace; Friends e i 50’ come Ally Mc Beal e CSI.
Il protagonismo è corale o di coppia e diversamente dalla serie all’italiana non si basa sul poliziesco, ma sul family drama o la commedia. Non c’è un eroe della serie definito, ma personaggi sfaccettati e in evoluzione e quindi le storie sono più basate sugli affetti e le relazioni sociali come nel caso di Friends o in ambiti professionali come nel caso di ER- Medici in prima linea.
E’ determinato da una commistione tra generi “dramedy” ossia la fusione di drama e comedy.
Le continuing stories non riguardano l’evoluzione di una vicenda, ma lo sviluppo sociale, caratteriale e sentimentale dei protagonisti.

La fiction come oggetto d’analisi


La narrativa audiovisiva è un oggetto complesso dal punto di vista semiotico; vi si fondono linguaggio televisivo, cinematografico; si combinano codici diversi con proprie regole.
La fiction può essere analizzata dal punto di vista della produzione, dell’offerta o del consumo. Ciascuna prospettiva coinvolge varie discipline.
Il prodotto televisivo è considerato un “testo” ossia la più grande unità retta da principini coerenza semantica e coesione formale; vuol dire scomporlo nei suoi elementi costitutivi e ricomporlo per decifrarne il senso complessivo attraverso categorie analitiche della linguistica, semiotica, narratologia, iconologia, logica formale, psicoanalisi o metodiche sociotestuali proprie dei Cultural Studies; I Cultural Studies indagano sul ruolo dell’audience e di variabile come il genere sessuale, l’età, la classe socioculturale, l’etnia o la razza nella produzione e nella fruizione dei testi mediali; negli approcci più recenti è centrale il ruolo della “fruizione” come centralità dello spettatore nel processo di attribuzione di senso al testo e come chiave della necessaria polisemia del testo.

Una griglia d’analisi
Il programma viene scomposto in aree di interesse: l’area dell’ambientazione; l’area della confezione; l’area della narrazione; l’area dei temi e dei contenuti rappresentati e ciascuna è segmentabile in un numero variabile di items.
Per prima cosa bisogna identificare il programma indicando titolo, titolo della puntata, il formato, l’emittente su cui viene trasmessa, la fascia oraria di trasmissione e i dati di ascolto, tener conto dei “credits” cioè di coloro che collaborano alla realizzazione del programma.

L’ambientazione
Dove e quando si svolge l’azione, ambiente sociale dei protagonisti e delle vicende narrate:
Periodo storico, localizzazione geografica e contesto ambientale prevalente: il periodo storico in cui il prodotto è ambientato si denota dai costumi d’epoca, da didascalie esplicative o può essere intenzione degli autori lasciare nel vago il periodo di svolgimento.
Spazialità Per la spazialità si devono considerare due elementi: la descrizione del decor e della scenografia e rapporto tra spazi privati e pubblici. Un altro elemento è costituito dagli Interni/Esterni.
Ambienti sociali dei personaggi principali e della storia 

La confezione
Stile di regia e di montaggio. La confezione riguarda l’analisi delle componenti legate alla sfera artistica del prodotto come l’immagine, le inquadrature e le tecniche di montaggio; 
Colonna sonora La sigla iniziale è un biglietto da visita dove si possono raccoglier informazioni su dove si svolge la storia, sul genere, sui problemi affrontati, sul carattere dei personaggi, sul tono della narrazione; Le produzioni americane riconoscono alla sigla un ruolo molto importante e si configurano come una sorta di trailer. Nelle produzioni italiane la sigla è ancora un elemento paratestuale non ancora autonomo rispetto al testo che introduce.
Anche la musica e gli effetti sonori sono molto importanti; mettono in evidenza cambi di tono, momenti di particolare pathos o suspence e possono assumere valore metaforico fungendo da figure retoriche.

La narrazione
Seguendo le categorie di Chatman quella che interessa la struttura narrativa è il “discorso” cioè il come si racconta, mentre la “storia” è l’insieme degli eventi, personaggi, ambienti ossia il cosa si racconta.
Secondo l’approccio fenomenologico il personaggio è considerato reale con un profilo lineare o contrastato, statico o dinamico; l’azione è vista come un comportamento causale volontaria o involontaria, individuale o collettiva; infine la trasformazione è vista come cambiamento.
Il punto di vista formale guarda alle classi entro le quali possono essere ricondotti i personaggi, eventi,azioni: per i personaggi si vede il ruolo che ricoprono nella storia, l’azione è considerata nel suo valore funzionale e la trasformazione è un processo che può essere migliorativo o peggiorativo.
Si può preferire anche un approccio astratto dove i vari elementi sono visti come componenti di una struttura logica per cui il personaggio è un attante, l’azione un atto e la trasformazione è una variazione strutturale.
Struttura narrativa è definita dalla presenza o assenza di un prologo spesso posizionato prima dei titoli come introduzione al racconto; poi ci sono le storylines che compongono la “trama”.
La struttura del plot che cambia a seconda del formato: plot principale e subplot (storie secondarie) per la fiction non seriale; plot episodico ed eventuali continuing stories per gli episodi della serie; intreccio di differenti continuing stories nelle puntate dei serial.
Il “plot episodico” è una vicenda che inizia, si sviluppa e si risolve nel corso di un episodio di una serie; 
Il tono dell’epilogo euforico o disforico rispetto alla partenza cioè se si arriva ad un happy end, una conclusione tragica o uno scioglimento “aperto” è importante.
Tempo della narrazione  Lo spazio e il tempo sono componenti sostanziali.
L’arco di tempo in cui si sviluppa la storia non è facile da definire soprattutto nella serie o nel serial aperto.
Lo scorrimento della narrazione può avvenire in modo lineare, ricorrere a flashback o a proiezioni nel futuro (flashforward) o a ellissi temporali.
Dialoghi  I dialoghi rappresentano la storia; questi possono introdurre un’azione, sostituirla, o spiegarne le ragioni. Il tono della conversazione può fornire informazioni sulla natura del personaggio; 
Protagonismo  Per molto tempo la fiction italiana è stata dominata dal protagonismo maschile. A partire dalla metà degli anni ’90 la situazione è cambiata con l’apertura dei ruoli per le donne. 
Negli USA il protagonismo femminile singolo ha segnato produzioni innovative per contenuti, temi trattati e stile narrativo come Sex and City, Streghe, Desperate Housewives.

L’uso della lingua nella fiction

         
Varietà della lingua
I mass media hanno avuto un ruolo centrale nella definizione del repertorio linguistico tradizionale; Tullio de Mauro sostiene il cinema sonoro ha dato al pubblico la consapevolezza dei caratteri regionali dei dialetti e ha contribuito all’avvio del processo di italianizzazione. I dialoghi della fiction si avvicinano poco al parlato spontaneo. Il mezzo audiovisivo non permette la ripetizione di enunciati, né la richiesta di conferma da parte del destinatario indiretto, ciò determina un parlato un più lento e scandito con frequenti pause; per essere compreso il dialogo deve essere verosimile, medio lontano dagli eccessi e vicino all’esperienza dei parlanti di più del teatro.
Questa “intima esigenza” del mezzo ha spinto a puntare sul realismo del cinema e della TV e della lingua trasmessa e a considerarlo come campo d’indagine privilegiato per i meccanismi del parlato spontaneo.

La lingua della fiction
Il tipo di dialoghi usato è indicatore della qualità della fiction.
Tratti dell’italiano dell’uso medio ricercati nel corpus
Forme aferetiche: connotano la lingua in senso colloquiale ad es.: Dai beviamo ’sto caffè.
Forme apocopate di appellativi e lessemi: indicatore orientato verso l’italiano colloquiale come: Mi raccomando brigadiè.
Forme aferetiche o apocopate di verbi: forme verbali di uso più colloquiale come il presente indicativo del verbo essere: So’ feudatario.
Infiniti con apocope sillabica: indicatore diafasico e diastatico nell’analisi linguistica del parlato: viene elisa la sillaba finale dell’infinito come Andà.
Anacoluti: rientra nei fenomeni di enfasi e focalizzazione; in tema è una pura enunciazione senza raccordo sintattico, ma semantico con l’elemento nuovo: Giorgio, non gli ho detto nulla.

Una generale caratteristica della fiction italiana è il ricorso a temi e personaggi piuttosto standardizzati e consueti vicini all’immaginario collettivo , ma distanti dalla reale complessità sociale cui dichiara di rifarsi. La lingua della fiction può diventare una sorta di spia, di indicatore della qualità del fictionscape italiano.

Tratto da FARE COMUNICAZIONE, TEORIA ED ESERCIZI di Anna Carla Russo
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