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Psicomotricità al nido: scenari di senso


questo gioco “proto-simbolico” impegna rappresentazioni di sé e del mondo fondate su mappe sensoriali, pre-concettuali e pre-simboliche. Prima dell’uso della parola e degli altri codici simbolici convenzionali, il bambino riconosce nello spazio delle forme che richiamano i sedimenti d’esperienza raccolti dentro di sé che rivive in contesti diversi, sia per il piacere di esplorare e creare sia per dare risposta autonoma ai bisogni del momento. Così lo vediamo sperimentare il dentro e il fuori, il sopra e il sotto, l’abbattere e il costruire, il riempire e Io svuotare, il raccogliere e il disperdere, l’attaccare e lo staccare, l’accendere e lo spegnere, il vedere e il non vedere, il mostrarsi e il nascondersi.
Facciamo che io ero...
Il gioco infantile è anche “processo”: l’evoluzione verso tappe successive, comune a ogni bambino, si accompagna con il procedere, tutto soggettivo, nell’esperienza di sé e del mondo, che garantisce l’unicità del percorso della persona anche, e soprattutto, nel divenire delle prime fasi della vita, che rappresenta le fondamenta della costruzione della propria identità e della propria vita sociale.
L’ascolto dell’altro è ascolto di se stessi, “porsi all’altezza” del bambino è riattivare spazi di presenza in noi: relazionarsi con lui, “rispecchiare” in modo creativo la sua esperienza, rispondere al suo e al nostro bisogno di condivisione. Questo criterio deve animare sia la formazione delle educatrici sia quella degli altri operatori dell’età evolutiva e, quando è possibile, anche dei genitori.

Tratto da I LABORATORI DEL CORPO di Anna Bosetti
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