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Teoria dell'escalation: ovvero cosa NON fare di fronte al conflitto

Teoria dell’escalation: ovvero cosa NON fare di fronte al conflitto


1. Irrigidimento: avere opinioni cristallizzate: si vede solo il proprio punto di vista.
2. Dibattito e polarizzazione: non si cerca una soluzione attraverso la comunicazione, ma un margine di vantaggio. Esempi:
- distorsione del ragionamento della controparte
- richiamo alla tradizione ("si fa così!") o all'autorità ("L'ha detto anche...")
- sospetto verso gli altri
3. La tattica del fatto compiuto: gli scambi verbali non portano risultato: gli attori agiscono in maniera unilaterale.
4. L'immagine di sè (glorificazione) e del nemico (deumanizzazione) e la ricerca di alleati: ironie, insinuazioni, accuse.
5. La perdita della faccia: vengono intaccati dignità e riconoscimento della controparte. Si sposta l'attenzione dal problema alla persona. Conflitto di valori, di carattere morale. "Chi non è mio amico, è mio nemico".
6. Strategia della minaccia: ultimatum!
7. Distruzione limitata (sabotaggio).
Dalla minaccia si passa alla violenza aperta.
- Logica “lose-lose”: sono disposto anche a perdere qualcosa, pur di far perdere l’avversario. L’avversario viene visto come un ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi e una minaccia alla propria sopravvivenza. Le parti non intravedono una soluzione al problema in cui vi sia spazio per l’altro.
- Processo comunicativo interrotto: proclami e minacce.
- Nuove regole del gioco: “diritto di guerra”.
8) Disintegrazione: ’obiettivo diventa l’esistenza stessa dell’avversario.
9) Disintegrazione reciproca:
- l’autodistruzione diventa un’opzione praticabile se implica la distruzione dell’altro.
- Step 1-3: logica “win-win” (vinco-vinci)
- Step 4-6: logica “win-lose” (vinco-perdi)
- Step 7-9: logica “lose-lose” (perdo-perdi)

Tratto da ANTROPOLOGIA CULTURALE E DELL'EDUCAZIONE di Barbara Reanda
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