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Diagnosi in adolescenza


Nell’ambito della psicopatologia, il tema della diagnosi è un argomento complesso, in particolar modo quando ci si riferisce all’età evolutiva e all’adolescenza.
Il termine “diagnosi” si rifà al modello medico, che, come sappiamo, mal si applica in psicopatologia. Inoltre la valutazione del disturbo mentale è sempre strettamente connessa alla teoria di riferimento e con i diversi modelli della psicopatologia, che propongono varie prospettive interpretative ed esplicative.
La Mc Williams afferma che la valutazione diagnostica in psicopatologia è necessaria per due ragioni:
In primo luogo, fare una diagnosi corretta è condizione preziosa per la pianificazione del trattamento;
In secondo luogo, la diagnosi consente delle implicazioni prognostiche.

“Una buona formulazione diagnostica guiderà le scelte del terapeuta in aree cruciali dello stile della relazione, del tono degli interventi e degli argomenti cui prestare attenzione nelle fasi iniziali”.
All’interno di questa cornice generale, un aspetto specifico riguarda il problema della valutazione dei disturbi mentali in adolescenza. Questa fase dello sviluppo, infatti, presenta caratteristiche complesse e articolate.
Nella prima adolescenza (12-14 anni), il ragazzo e la ragazza  affrontano i cambiamenti corporei e si rivolgono verso sé stessi. Nella media adolescenza (14-16 anni), gli adolescenti si separano psicologicamente dalle figure parentali internalizzate per cercare oggetti extrafamiliari. Nella tarda adolescenza (16-19 anni), il compito principale consiste nella costruzione dell’identità, con le sue espressioni psicologiche, sociali e sessuali.

Tratto da PSICOPATOLOGIA DELL'ADOLESCENZA di Antonino Cascione
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