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Le origini della psicologia di comunità negli Stati Uniti

Salute mentale e comunità 
Convegno a Swampscott (New England) primavera 1965 partecipanti: in larga parte psicologi operanti nel campo della salute mentale grosse riforme avviate da JFK (1960-1963) e portate avanti dal suo successore (Johnson) fino al 1968. 
La riforma nel settore dell’igiene mentale prende avvio con la promulgazione nel 1963 del COMMUNITY MENTAL HEALTH CENTER ACT (CMHCA), che colloca la cura e la prevenzione nell’ambito di una serie di centri largamente distribuiti sul territorio, ai quali sono affidati compiti di terapia, di controllo su ospedalizzazioni “leggere” e temporanee (i grandi ospedali psichiatrici tendono ad essere smantellati e si avvia un’opera di de-istituzionalizzazione), di iniziative in senso preventivo e di formazione. In definitiva essi hanno il compito di riportare il malato nella comunità e di fornire alla comunità gli strumenti necessari per ridurre il disagio psichico ed il disturbo mentale. (Situazione americana di segregazione razziale). 
Diversa la situazione nel nostro paese, nonostante l’esistenza, all’epoca, di sacche di povertà e fenomeni di emarginazione, ma: 
1. non è presente una così grande minoranza etnica segregata 
2. diversa impostazione della tutela socio-sanitaria 
Unione Europea (e anche Canada e Nuova Zelanda) Welfare (protezione sociale) che oscilla tra “modelli universalistici” (es. sanità in Italia) e “modelli occupazionali” (es. le pensioni in Italia) ma che garantisce una tutela di base su problemi essenziali come la salute, le condizioni di lavoro, la scolarizzazione almeno fino a 15 anni, la povertà (minimo vitale) Accordo di Maastricht. 
USA “modello residuale di Welfare” lo stato interviene solo saltuariamente lasciando agire il mercato, la famiglia, le opere caritative. Motivi di questa situazione: 

1. persistenza culturale di un individualismo vecchia maniera persone sole di fronte allo stato ha allontanato in modo tale le funzioni pubbliche da quelle private (famiglia e lavoro) che l’essere umano non può trovare nella sua persona alcun legame fra le due. 

2. liberalismo tradizionale disuguaglianze sociali come inevitabile correlato della libertà individuale e della certezza del diritto. 
 
3. Presente (in forte minoranza) la visione di una società che, pur nel pluralismo politico ed ideologico, punti alla giustizia sociale e ad una più reale uguaglianza “individualismo democratico” filone di James, Dewey e Rawls (“una teoria della giustizia” 1971) è, tuttavia, l’altra tendenza quella dominante. 
Europa lotte sociali e da esse nascita di partiti socialdemocratici e di organizzazioni sindacali (collaborazione) ≠ laddove in Europa si formano partiti e movimenti politico-sindacali, nella situazione americana di frammentazione sociale e di isolamento degli individui e dei ceti meno abbienti nascono devianze, si formano gruppi che lottano per la sopravvivenza delle loro identità come “nicchie subculturali” negli “interstizi” della società organizzata. 

Tratto da LA PSICOLOGIA DI COMUNITÀ di Ivan Ferrero
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