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Débrayage percettivo, cognitivo e passionale


Débrayage cognitivo (distribuzione del sapere nel testo) prevede oltre all’informatore l’attante osservatore, l’osservatore è soggetto cognitivo installato nel testo attraverso débrayage dall’enunciatore con fare ricettivo ed interpretativo; al contempo egli diventa attore con ruoli patemici ed etici: vive i personaggi del romanzo ed è essere di passione, diventa connotateur tonal (Philippe Hamon), giudica in modo sempre meno cognitivo e più passionale perché legge il testo in base ad enunciati non solo descrittivi, ma che gli fanno realmente “sentire” quello che legge (es. in Funghi in città ci sono espressioni non solo descrittive, ma che evocano immagini precise, Marcovaldo non si limita ad osservare la crescita dei funghi in modo cognitivo/pragmatico, ma, tenendoli d’occhio dallo spazzino instaura anche la polemica dell’eroe/anti-eroe che produce passioni come “smania, timore, gelosia di possesso”) l’osservatore quindi non solo percepisce, ma reagisce e patisce. 
Tre tipi di débrayage:

a. débrayage cognitivo: risponde alla domanda: “chi vede?” “chi sa?” proprio di categorie legate all’attività scopica (visione e senso del vedere)

b. débrayage percettivo: modalità di percezione del sensibile e degli effetti della realtà

c. débrayage patemico: risponde alla domanda “chi sente?” “chi patisce?” riguarda non solo chi agisce, ma anche chi reagisce. Gli stati passionali moralizzano sia il sensibile che il cognitivo. Un bosco fitto può essere percorso fischiettando con un amico o di corsa col cuore in gola inseguiti da un qualcosa che ci rantola dietro.

Tratto da SEMIOTICA DELLA PUBBLICITÀ di Priscilla Cavalieri
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