La forma della sceneggiatura: letteraria, tecnica, dal montaggio
La forma della sceneggiatura filmica: letteraria, tecnica, dal montaggio
In merito alle regole di stesura, possiamo distinguere tre tipi di sceneggiatura: la sceneggiatura letteraria, tecnica e quella desunta dal montaggio definitivo. Qui ci occuperemo più della prima.
La sceneggiatura letteraria è detta spec script (spec sta per speculation); è divisa in scene, descritte come in un testo letterario senza indicare le inquadrature. La discriminante per suddi-videre il testo in scene è lo spazio, cioè il luogo di ripresa: a ogni cambio di set (int o ext) si cambia scena, e un’azione continua che passa da uno spazio all’altro va spezzata in due scene. Il testo si compone di tre parti: i titoli di scena (o intestazioni), le descrizioni e i dialoghi.
Sono possibili tre diverse modalità di redazione: all’italiana, alla francese e all’americana. Nella prima (utilizzata nell’industria nostrana fino agli anni trenta, oggi in disuso), la pagina è divisa in due colonne: una a sinistra per gli elementi visivi (le descrizioni); una a destra per il sonoro (dialoghi, rumori e musica). La lunghezza media è tra le 160 e le 200 pagine. Nella sceneggiatura alla francese, le descrizioni sono a tutta pagina, mentre i dialoghi vanno nella colonna di destra.
Nella sceneggiatura all’americana, ormai standard, le descrizioni sono a tutta pagina e il dialogo in una colonna centrale. E’ scorrevole e non obbliga a cambiare pagina quando si cambia scena. Una pagina così congegnata corrisponde a circa un minuto di girato (anche se l’equazione perfetta vale solo per la pagina di dialogo). Il carattere consigliato è Courier o Pica a 12 punti.
Il titolo della scena deve indicare, nell’ordine: la posizione della macchina da presa (interno o esterno, INT. o EXT., se l’azione si svolge in casa ma la cinepresa riprende stando fuori dalla finestra avremo EXT)), la location e le condizioni di luce (GIORNO o NOTTE). Può comparire anche il numero di scena. Nella descrizione vanno in maiuscolo i suoni con rilevanza narrativa, le modalità tecniche di chiusura o raccordo (ad es. DISSOLVE IN), a destra in basso a fine scena.
Nelle didascalie rientra anche la voce fuoricampo: si abbrevia FC se è emessa da una fonte non inquadrata ma appartenente allo spazio della storia (off o intradiegetica, una radio che non si vede); V. O. se è emessa da una fonte estranea allo spazio della storia (over o extradiegetica).
Quando comincia un flashback bisogna aprire una nuova scena, anche se lo spazio è lo stesso della scena precedente e scrivere FLASHBACK, in testa o in coda al titolo. Un secondo tipo di sceneggiatura è quella desunta, che si stende quando la pellicola è già nelle sale. Il film è riscritto scena per scena sulla base della copia visibile al pubblico (découpage après montage définitif).
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Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Valenza
- Università: Università degli Studi di Catania
- Esame: Storia e Critica del Cinema, a. a. 2008/09
- Titolo del libro: Il film. Dalla sceneggiatura alla distribuzione
- Autore del libro: V. Buccheri
- Editore: Carocci, Roma
- Anno pubblicazione: 2003
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