Gli obiettivi della cinepresa
Gli obiettivi sono la parte ottica della cinepresa, costituiti da un sistema di lenti che convogliano nella camera oscura la luce che proviene dal soggetto inquadrato. Il piano su cui si forma l’immagine è il piano focale, la pellicola, e la distanza tra obiettivo e piano focale è la lunghezza focale. La lunghezza focale determina l’ambito di ripresa, la porzione di immagine che l’obiettivo filma.
In base a questi fattori, per la pellicola 35 mm si possono distinguere tre tipi di obiettivi: a) obiettivi cortofocali o grandangoli (lunghezza focale sotto i 50mm e angolo di ripresa superiore a 75°, può arrivare anche a 180°, i cosiddetti fish-eye, superiori alla visuale dell’occhio umano); b) obiettivi normali (lunghezza focale di 50 mm, angolo di ripresa tra 25° e 45°); c) obiettivi lungofocali o teleobiettivi (lunghezza focale superiore a 50mm, angolo di ripresa inferiore a 30°).
Aumentando l’angolo di ripresa, i grandangoli causano deformazioni prospettiche ai bordi dell’immagine. I teleobiettivi, invece, riducendo l’angolo di ripresa, ingrandiscono il soggetto.
La profondita di campo (panfocus) è legata alla lunghezza focale ed è la distanza entro la quale gli oggetti disposti sui vari piani della scena risultano nitidi. Tale valore è in rapporto con l’apertura del diaframma, una serie di lamelle a iride situate nell’obiettivo che regolano la quantità di luce in arrivo. E’ aperto o chiuso con una ghiera, secondo dei valori standard inversamente proporzionali alla quantità di luce: più alto è il valore, più il diaframma è chiuso e meno luce arriva alla pellicola.
Ogni obiettivo ha un’apertura ottimale di diaframma: i grandangoli si associano a diaframmi più chiusi, i teleobiettivi a diaframmi più aperti. I grandangoli sono dunque caratterizzati da distanza focale corta, angolo di ripresa ampio (che provoca una curvatura dell’immagine), grande profondità di campo, grande luminosità; al cinema li si usa spesso per allargare gli spazi chiusi e piccoli.
I normali sono caratterizzati da distanza focale e angolo di ripresa vicini a quelli dell’occhio umano. Li si usa quando si vuole inquadrare il soggetto da vicino senza perdere il fuoco sul resto dell’immagine e senza appiattire troppo la figura sullo sfondo. I teleobiettivi sono caratterizzati da distanza focale lunga, angolo di ripresa limitato, ingrandimento massimo e ridotta profondità di campo, che provoca una compressione dello spazio tra primo piano e sfondo.
Oltre a questi tre obiettivi, si è affermata un’ottica a fuoco variabile, che consente di variare la lunghezza focale: è il trasfocatore o Zoom (da Zoomar, uno dei primi modelli), un sistema di lenti mobili che permette di passare da grandangolare a teleobiettivo (e viceversa) muovendo una ghiera. Esso non è un momento effettivo ma apparente, perchè l’avvicinamento o allontanamento delle cose si ottiene facendo muovere le lenti anziché la cinepresa stessa.
L’uso degli obiettivi è una scelta estetica individuale, ma anche influenzata dal contesto: fece scalpore ad esempio l’introduzione del grandangolo ad opera di registi come Welles e Wyler; nel cinema esso il suo utilizzo è ricomparso come mezzo di citazione e di deformazione grottesca.
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Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Valenza
- Università: Università degli Studi di Catania
- Esame: Storia e Critica del Cinema, a. a. 2008/09
- Titolo del libro: Il film. Dalla sceneggiatura alla distribuzione
- Autore del libro: V. Buccheri
- Editore: Carocci, Roma
- Anno pubblicazione: 2003
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