Il pensiero produttivo nella creatività

Per i gestaltisti oggetto di studio non è l’elemento semplice ma la forma intesa come un tutto anteposto alle sue parti e che dà senso ad essa; ciò che si percepisce non è un insieme di sensazioni puntiformi ma totalità strutturale. Il pensiero non è soltanto pura e semplice ripetizione di comportamenti e di abitudini apprese in precedenza ma esistono momenti di ristrutturazione di vecchi modelli e di stimolazione di nuovi. Il pensiero produttivo non è poi una struttura scomponibile, ma è visto come una struttura d’insieme.

Secondo Wertheimer, che evidenzia i passaggi intermedi che il pensiero produttivo percorre, il processo creativo o produttivo consiste nel comprendere il problema e le sue esigenze di miglioramento in modo da ristrutturare in maniera intelligente gli elementi dati. Per Wertheimer è proprio la ristrutturazione produttiva o insight a costituire la creatività intesa come una nuova ristrutturazione dei dati problemici.

Sternberg e Davidson (1984) si sono interessati alla natura dell’insight, individuandone due teorie: secondo la prima l’insight è un processo che si distingue dal comune modo di elaborare le informazioni e viene considerato come un “cortocircuito” dei normali processi mentali. Secondo la seconda, l’insight è una semplice estensione delle comuni facoltà del percepire e del riconoscere.

Secondo i due autori l’insight è costituito da tre processi psicologici: la codificazione selettiva (una selezione delle informazioni rilevanti da quelle irrilevanti), la combinazione selettiva (combinazione di quelle che sembrano in origine informazioni isolate), il confronto selettivo (messa in relazione delle informazioni di nuova acquisizione con quelle già possedute). L’insight non può essere concepito come una estensione delle normali acquisizioni della conoscenza: ciò che distingue l’uso intuitivo di questi processi dall’uso comune è la non ovvietà di come essi vengono applicati.