La riemersione della memoria e il cortocircuito necrofilo
C’è un film, tuttavia, che non è falsificabile, c’è un copione che non si può cancellare del tutto, che è quello della propria memoria, malgrado la si eserciti a ricordare le cose a proprio modo (seq. 11). C’è sempre un punto, infatti, in cui il film fittivo raggiunge la memoria: si passa allora dal monocromo desensibilizzato, al lacerto-ricordo - a colori e iperdefinito - della carne violata, del crimine commesso (seq. 15 per quanto riguarda Fred, seq. 46 per ciò che concerne Laurent).
Nelle sequenze che vedono Fred in casa con la moglie, una volta tornato dal Luna Lounge, risulta assolutamente centrale il racconto della sua attività onirica. Egli le racconta di aver fatto un sogno (seq. 8), dove lei lo chiamava (“Fred, Fred ... “), ma lui non riusciva a trovarla. Durante la visualizzazione del sogno, siamo in soggettiva e scopriamo infine che Renée è a letto: Fred commenta in voce over: “Sembravi tu, ma non eri tu”. La m.d.p. si avvicina e lei urla, come avendo riconosciuto le intenzioni omicide di qualcuno. Difatti, pian piano si chiarirà che si tratta della riemersione mnestica di qualcosa di accaduto e nel con tempo la sanzione interna di aver ucciso una “lei del passato” che continuava a riemergere nel presente.
Del resto, la seq. 8 inizia con uno stacco sulla visione introspettiva di Fred (lo statuto immaginativo o mnestico di tale visione è indecidibile); egli vede Renée insieme a Andy dentro il Luna Lounge (dove egli sta suonando); i due sono vicini all’uscita. In un modo o nell’altro, ciò che emerge da questa visione interiore è che il passato corrotto di Renée continua ad essere pensato come coalescente con la nuova vita di coppia (il rapporto è inesclusivo).
Un flash di sovraesposizione massima alla luce (fino al bianco schermica) viene improvvisamente intercalato. A questo flash corrisponde una torsione enunciazionale: si procede infatti in ralenty, come se vi fosse un’assunzione discorsiva di un tempo interiorizzato, di una duratività dilatata. Tutto il montaggio filmico dà l’idea di un amalgama difficoltoso tra dettagli diversi (Fred di lato, visione dall’alto dei due, la mano di lei poggiata sulla schiena del suo compagno), come se si dovessero compattare assieme elementi che hanno una diversa provenienza e statuto (percetto presente, ricordo, immaginazione).
Questa visione ad occhi aperti è la riprova che Renée è già morta, che la macchinazione registica si è già sostituita alla realtà. “Fred, Fred, dove sei?” è il quesito inquieto che rivolto dalla Renée del sogno si trasferirà nella bocca di Renée reale (seq. 14), dopo il ritorno a casa dalla festa di Andy. Solo che nella memoria di Fred quella scena è già incisa, per cui seppure “viene dopo” nell’intreccio, egli l’ha già vissuta prima (siamo nella visione del suo “film”, del suo copione, della sua macchinazione).
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