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La dualità figurale del fuoco

La dualità figurale del fuoco


La terza sequenza si apre, parallelamente alla precedente, con l’inquadratura di un fuoco: esso viene subito oggettivato come posto all’interno di una sala operatoria e funzionale alla sterilizzazione degli strumenti chirurgici. In questa sala operatoria, c’è il corpo di un uomo gra-vemente ferito; tutta la superficie della sua pelle è rovinata, sanguinolente, decisamente ustionata. Treves e un altro dottore (Fox) si stanno occupando di questo povero uomo, ma non portano né un mascherino né i guanti. Treves tossisce persino, mentre la sola preoccupazione di sterilità va agli strumenti “protesici”.
Mentre la cura in corso si pone come esemplarità della clinica, del suo soccorrere e prestarsi al caso singolo, l’entrata nella sala di un ragazzino che avverte Treves di aver ritrovato qualcuno, suscitando i sospetti del collega, esemplifica e prelude al superamento di una soglia deontologica.

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