Asimmetria e diabolicità
L’arrivo di John Merrick all’ospedale si pone all’insegna della totale ambiguità della sua natura. Avanza a fatica ed è incappucciato con un sacco dotato di una sola apertura, alquanto piccola e geometrica, valevole per un solo occhio. Il respiro è affannoso, ma si carica anche dei tratti propri a un grugnito. Alcuni ragazzini, presenti nella sala d’ingresso dell’ospedale, commentano ad alta voce la puzza che emana da questo personaggio incappucciato.
Merrick entra in ospedale come se fosse ancora un animale, sordido e misterioso, sghembo e asimmetrico. La sua presenza è dirompente, amplificata da grugniti e odori, e per contro la sua accessibilità percettiva al mondo che gli sta intorno si riduce alla “feritoia” di un cappuccio che lo esibisce come un prigioniero rapito o come un boia. Questa asimmetria relazionale è raddoppiata dall’imbarazzo sul modo di rivolgersi a questo uomo, dato che non è chiaro se sia a tutti gli effetti tale.
Questa asimmetria viene rafforzata quando, nella sequenza successiva (6), il cappello e la disposizione del cappuccio profilano un asse tensivo orientato; questo va da quella metà del corpo che appare più efficiente verso quella del tutto celata. Le riprese di sbieco in mezza figura di Merrick, la luce di taglio (proviene dall’alto, a destra), le pieghe del mantello e del cappuccio contribuiscono nell’insieme a costruire un corpo nervoso, espressionista, attraversato da onde sinuose che lo corrucciano e rendono sghembo.
Sul piano enunciazionale, sono presenti alcune soluzioni che sembrano costruire una patemizzazione dell’osservatore. Dapprima, un totale dall’alto giunge a mostrarci The Elephant Man accettare finalmente gli inviti della capoinfermiera a seguire Treves; quindi nello studio, dopo il turbamento provocato dall’arrivo del dottor Fox, abbiamo un avvicinamento di macchina smodato verso la fessura del cappuccio di Merrick, poco prima che Treves gli annunci l’imminente inizio della visita medica.
Ciò che dovrebbe essere un semplice desiderio di una visita clinica assume l’ambiguità di una vampirizzazione: il dottore s’avvicina a “consumare” l’immagine di Merrick. Significativamente la sequenza si era aperta con una piccola riflessione del corpo di Merrick su uno specchio alle spalle della cattedra ove è seduto il dottore; quanto Treves si alza eclissa Merrick. Figuralmente, il ragionamento è il seguente: Treves fa sua l’immagine di Merrick, potendola consumare in uno stato di disascondimento (viso scoperto) che il proprietario legittimo si ritiene non possa sopportare. L’eclisse della riflessione a puro consumo di Treves (lo spettatore non riuscirà a vedere l’Uomo Elefante nemmeno in questa sequenza) non sigla solo una dominanza interessata e fors’anche crudele (nascosta sotto l’opportuno servizio alla scienza), ma anche una sorta di dissolvenza incrociata tra due focalizzazioni interne (il filtro narrativo passa di mano, dal dottore verso il paziente).
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