Il rapporto idilliaco tra Rita e Betty
Il rapporto idilliaco tra Rita e Betty è la restaurazione in positivo dell’amore asimmetrico scoppiato tra una donna di successo (Camilla) e una comprimaria senza molto futuro davanti a sé (Diane). Nel sogno, l’amore e la complicità amicale subordinano qualsiasi ricerca di successo, tant’è che Betty lascia il set di un film (The Sylvia North Story), dove ha buone chance di essere scritturata, per mantener fede a un appuntamento con Rita (seq. 33). Come se non bastasse, a Betty basta lanciare un’occhiata al regista, Adam Kesher, per farlo mezzo innamorare, cosicché l’andarsene per raggiungere Rita è una sorta di dimostrazione rovesciata, condotta nel sogno da Diane, di come si possa vincere la tentazione di imbarcarsi in un flirt con un personaggio di successo e salvaguardare il rapporto esclusivo che lega lei e Camilla. Quest’ultima, nella realtà, le ha soffiato il ruolo di attrice protagonista nei provini di The Sylvia North Story; benché siano divenute amiche proprio sul set di questo film (diretto da Bob Brooker, e non da Kesher), Diane ritiene di aver via via scoperto che il successo ottenuto da Camilla è stato solo a prezzo di alti compromessi che hanno finito per travolgere anche il loro rapporto amoroso.
Per Diane, giungere ad Hollywood ha significato entrare in una “selva” a partire dalla quale ha dovuto abbandonare qualsiasi speranza in una realtà ratificatrice dei destini individuali. Fabbrica di universi favolistici e di personalità di finzione, Hollywood non può che essere controsognata. Come in Lost Highway, non sono che i “film” personali a poter combattere quei dispositivi di rappresentazione che, con ben più potenti macchinazioni, hanno girato il futuro agognato di cui si è finiti preda. Come per Fred Madison, il controsogno è solo una vittoria su un piano simbolico dato che, da una parte, il nocciolo evenemenziale che ha segnato per sempre un’esistenza (l’uccisione dell’amata Camilla) è oramai incontrovertibile, dall’altra, la propria stessa morte è fagocitata dentro l’illusionismo spettacolarizzante di un copione alieno (si veda il suicidio teatrale di Diane alla fine del film, che potrebbe benissimo andare in scena sul palco del Club del Silenzio, anche in play-back).
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