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Livello narrativo in Ortis


3) Il primo livello narrativo e il secondo non si configurano subito all’inizio del romanzo: dalla prima lettera capiamo che Jacopo è l’istanza narrativa di un racconto primo (tutte le sue lettere), un’istanza extradiegetica. Jacopo entra a far parte del secondo livello dopo 60 pagg. circa dall’inizio del romanzo, quando Lorenzo, attraverso l’apostrofe “A CHI LEGGE”, si impadronisce del racconto primo e diventa istanza narrativa extradiegetica, facendo diventare Jacopo istanza narrativa intradiegetica. Pur stando a livelli diversi, Lorenzo e Jacopo sono cmq narratori che esistono nei loro racconti come persone ma, oltre ad essere segnalati con il pronome “io”, Jacopo è segnalato da Lorenzo come “egli”, Lorenzo è segnalato da Jacopo, nelle sue lettere, come “tu”.
Quindi, il narratore è presente o no nella storia che racconta? E se sì con quale grado di partecipazione?
In base all’atto che genera il suo racconto un narratore può essere definito EXTRADIEGETICO o INTRADIEGETICO.
In base al rapporto che il narratore ha con la storia raccontata può essere definito ETERODIEGETICO, OMODIEGETICO, AUTODIEGETICO.
Si ottengono quindi sei tipi fondamentali di narratore
*  Extradiegetico-eterodiegetico: la voce narrante, l’atto narrativo, è esterna alla diegesi e non è rappresentata nell’atto di narrare (extradiegetico); il soggetto non fa parte della diegesi e non è nemmeno un personaggio (eterodiegetico); il narratore si può muovere liberamente attorno e dentro la storia.
*  Extradiegetico-omodiegetico: l’atto narrativo non è presentato nell’atto di narrare (extradiegetico); il narratore è stavolta presente nella diegesi come personaggio o testimone (omodiegetico); la sua presenza è limitata a ciò che vede e fa.
*  Extradiegetico-autodiegetico:la voce narrante non è presentata nell’atto di narrare (extradiegetico); il narratore è qui presente come protagonista della diegesi (autodiegetico), la pervasività della sua voce è limitata dalla sua caratterizzazione antropomorfa.
*  Intradiegetico-eterodiegetico: l’atto narrativo è rappresentato nel suo svolgersi (intradiegetico) ma la voce narrante non è presente nella metadiegesi della storia raccontata come personaggio (eterodiegetico). È il narratore tipico dei racconti a cornice (Decameron, The Canterbury Tales, Le mille e una notte…)
*  Intradiegetico-omodiegetico: l’istanza narrativa viene rappresentata nell’atto di narrare (intradiegetico); la voce è inoltre presente nella metadiegesi che sta raccontando in qualità di personaggio testimone della storia del protagonista (omodiegetico).
*  Intradiegetico-autodiegetico: l’istanza narrativa è presente nella diegesi sotto forma di evento (come nei due casi precedenti); il narratore è inoltre presente nella metadiegesi come personaggio protagonista (autodiegetico).

Questi “compartimenti narrativi” non sono stagni e chiusi in sé stessi, può accadere che un narratore cambi livello dall’esterno all’interno della diegesi, basta ricordare lo spostamento narrativo subito da Jacopo nel momento in cui Lorenzo assume il comando della narrazione trasformando così il racconto epistolare in metadiegesi. Allo stesso modo anche Lorenzo oscilla  dalll’eterodiegesi (quando racconta fatti a lui estranei) all’omodiegesi (quando racconta fatti di cui è testimone) all’autodiegesi (in brevissimi episodi in cui rientra la sua vicenda personale).
Ciò che caratterizza ogni narratore è la quantità di informazioni che possiede, assembla e trasmette al lettore, seguendo una determinata strategia della scoperta della rivelazione. Secondo quali criteri? In che modo?


Tratto da IL TESTO NARRATIVO di Priscilla Cavalieri
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