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Paralisi diaframmatica


La paresi o la paralisi del nervo frenico dovuta a trauma chirurgico durante interventi cardiochirurgici è una complicanza potenzialmente seria dal punto di vista respiratorio. Il primo caso è stato descritto nel 1963 e successivamente diversi studi clinici e sperimetali hanno documentato il ruolo eziologico del ghiaccio usato per il raffreddamento topico del cuore. Alcuni accorgimenti tecnici sono pertanto stati rivolti a ridurre tale complicanza che aumenta la mortalità e la morbilità, protraendo spesso i tempi di ventilazione meccanica.
Attualmente circa il 75% dei pazienti con paresi postoperatoria del nervo frenico hanno un completo recupero nel corso delle due settimane successive all’intervento e il 15% nel primo mese. Il restante 10% presenta ad un anno dall’intervento segni radiologici e clinci di una paresi diaframmatica, anche se sono stati raramente riportati casi di recupero più tardivo.
Tale complicanza deve essere sospettata in caso di ripresa funzionale respiratoria difficoltosa o in presenza di un innalzamento di un emidiaframma alla radiografia del torace. Una diagnosi certa può inoltre essere posta per mezzo della fluoroscopia che documenta l’assenza di movimenti diaframmatici con il respiro. Nel 90% dei casi circa la paralisi è sul lato sinistro e ciò è legato alla dissezione dell’arteria mammaria sinistra. Tale arteria contrae intimi rapporti anatomici con il nervo frenico, specie nel tratto prossimale. Nei casi irreversibili, la possibile causa è la sezione completa del nervo frenico dovuta ad un trauma intraoperatorio. In tale contesto, alcuni hanno suggerito che l’interruzione dell’arteria pericardiofrenica, ramo collaterale dell’arteria mammaria interna, possa essere una possibile concausa di tale complicanza con una patogenesi di tipo ischemico. Tale meccanismo sarebbe inoltre implicato nella paresi del nervo frenico dovuta all’utilizzo di ghiaccio, con conseguente vasocostrizione. Per ovviare a questo inconveniente alcune équipes isolano il cuore dal pericardio interponendo uno strato di materiale isolante, mentre altri preferiscono sostituire il ghiaccio con l’irrigazione continua del cavo pericardico con una soluzione fredda che, essendo allo stato liquidi, è ad una temperatura superiore (tecnica di Shumway).
Il trattamento della paralisi del nervo frenico è sintomatico ed è costituito da una fisioterapia intensiva diretta ad un pronto recupero della ventilazione del polmone controlaterale e, nel neonato, ad una plicatura chirurgica del diaframma.

Tratto da APPUNTI DI CARDIOCHIRURGIA di Alessandra Di Mauro
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