Charlie Chaplin e i gesti espressivi
Tutta la recitazione di Chaplin si regge sull'interferenza dei gesti – segno sociali con i gesti individualmente espressivi. È questo gioco di interferenze che definisce la dissociazione psicologica e sociale del personaggio. Egli è costretto a mascherare, attraverso una serie di gesti sociali idonei a esprimere un inesistente senso di sicurezza un suo intimo e profondo complesso di inferiorità che si rivela nei gesti individualmente espressivi.
Funzionalmente a questo discorso i due personaggi laterali sono costruiti in modo da percepire solo uno dei due piani gestuali: la fioraia cieca, a causa della sua infermità, coglie solo gli atteggiamenti di sicurezza sociale; il miliardario, quando è sotto l'effetto dell'alcool, coglie solo i gesti individualmente espressivi. In questo senso la funzione di tutto il racconto è quella di evidenziare nei suoi aspetti tragicomici, e non già comporre, la dissociazione del personaggio, punto di partenza e di arrivo del film, che non può avere il “solito” lieto fine.
Questa analisi ci mostra come il personaggio – Chaplin, con le sue componenti che sono definite dall'insieme dei suoi film precedenti, non si risolva nell'intreccio qui messo in scena, ma in qualche modo lo trascenda, trascenda cioè quella che è la dimensione della storia narrata per collocarsi in una dimensione diversa.
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Autore:
Gherardo Fabretti
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- Università: Università degli Studi di Cagliari
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia e critica del cinema
- Docente: Stefania Rimini
- Titolo del libro: Saper vedere il cinema
- Autore del libro: Antonio Costa
- Editore: Bompiani
- Anno pubblicazione: 1985
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