La nobiltà di Francia e Prussia - 1600/1700
La nobiltà di Francia e Prussia - 1600/1700
Gli esempi più riusciti della nuova tecnica di dominio sono invece la Francia del 1600 e il Brandeburgo – Prussia nel 1700. Fin dalla prima metà del Seicento la nobiltà francese si era messa tranquilla, contentandosi di ciò che le veniva offerto e delle sue nuove posizioni e funzioni. Ci vorrà il sistema di corte di Luigi XIV, che consoliderà la sua funzione di roccaforte del dispotismo ministeriale che l'antica nobiltà tanto temeva e che avrebbe ben presto violentemente combattuto. Nel Brandeburgo – Prussia invece la nobiltà fu legata alla Corona per altre vie. Qui il fattore fondamentale di integrazione divenne l'esercito. La tradizione di riservare i posti di ufficiale alla nobiltà locale e di soddisfarne in tal modo le particolari ambizioni di status, ebbe inizio con Federico Guglielmo I. Come contropartita la Corona chiedeva l'incondizionato servizio del paese, la rinuncia agli espatri e la sottomissione all'etica dello stato. All'inizio ciò ebbe anche i suoi risvolti costrittivi ma con Federico II si istituì un solido rapporto di fedeltà senza il quale non si spiegherebbero le prove di forza dell'esercito prussiano nel 1700.
Un altro è l'aspetto che unisce tutte le nobiltà europee: il mutamento d'aspetto qualitativo e quantitativo del proprio ceto. L'integrazione nella nobiltà di nuovi elementi è un processo che si è verificato in tutti i territori europei e che va annoverato tra i fenomeni storico – sociali più importanti della prima età moderna in Europa. Se formalmente la nobilitazione doveva obbedire a criteri molto restrittivi, in realtà il processo era molto caotico e incontrollato. Chi aveva la volontà e i mezzi per abbandonare lo stato borghese, tra il 1500 e l'inizio 1600 riusciva quasi sempre a raggiungere il suo scopo. Lo stato principesco, infatti, guardava soprattutto ai soldi e sfruttava abilmente la nobilitazione come mezzo per procurarsi denaro e crediti. La procedura era nota in tutta Europa ma in Spagna pare aver trovato il suo terreno più favorevole, al punto di farne, come diceva Braudel, un vero e proprio articolo da esportazione.
Il bisogno di denaro dei principi era certamente il motivo principale di questo processo ma ne esistevano anche altri. Occorre infatti sottolineare che per l'affermazione della loro potenza, i nuovi grandi stati dell'età moderna abbisognavano di molti, moltissimi funzionari. Se gli aspiranti a un impiego nell'amministrazione della giustizia o delle finanze non mancavano non dipendeva certo dalle offerte generose dello Stato in fatto di stipendi e provvigioni. No, al contrario, ogni candidato sapeva bene che il principe non l'avrebbe mai retribuito adeguatamente per i suoi servigi. L'offerta riguardava qualcos'altro: lo stato metteva in vendita un ufficio e lo dotava di un diritto nobiliare personale, spesso addirittura ereditario. Era dunque il sistema di venalità degli uffici a fare gola, che si aggiungeva all'acquisto diretto di feudi, signorie fondiarie, privilegi e titoli. Lo stato in cambio guadagnava un ceto fedele e importante.
E l'antica nobiltà? Reagì naturalmente, ricorrendo a tutto il potere che era rimasto loro in mano per difendere l'ultima roccaforte del loro potere: i gradi superiori dell'esercito. Così nel 1781 ottennero l'emanazione del famoso editto di Segùr che subordinava a prove particolarmente vincolanti di nobiltà la carriera militare.
Finora, e per buoni motivi, si è parlato poco della nobiltà inglese. Innovativa anche in questo ambito, la nobiltà inglese aveva attraversato un'evoluzione particolare. Nel Settecento la società inglese era la più moderna d'Europa, ma allo stesso tempo la più aristocratica. L'Inghilterra aristocratica del 1600 e del 1700 si realizzava in campagna, dove del resto vivevano i 3⁄4 degli inglesi. Eccettuata Londra, in Inghilterra non c'erano tante grandi città come in Francia e i 2/3 della popolazione rurale inglese viveva in villaggi di non più di 500 abitanti. In questo contesto operava la nobiltà, non solo quella che occupava la Camera Alta ma anche la gentry, che era presente in 2/3 dell'intero paese e nella Camera Bassa. Essendo che nella Camera Bassa si discuteva di imposte e spesa pubblica, il loro potere era altissimo. La gentry del resto non era una casta chiusa e manteneva rapporti sia con i lords sia con la merchant class londinese.
Dunque troviamo tre tipi di nobiltà: quella riaristocraticizzata e superiore al principato (al Sud), quella dipendente dalla monarchia (Francia e Impero) e quella emancipata dell'Inghilterra.
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Autore:
Gherardo Fabretti
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- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia moderna
- Docente: Gino Longhitano
- Titolo del libro: Alle origini dell'età moderna
- Autore del libro: Ernst Hinrichs
- Editore: Laterza
- Anno pubblicazione: 2005
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