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Si trattò allora di una crisi di collocazione e di coscienza politica? Qui, indubbiamente, sono necessarie considerazioni più dettagliate. Con l'inizio dell'età moderna, nell'Europa centrale e occidentale, l'epoca d'oro dell'autolegittimazione signorile da parte della nobiltà era praticamente finita. Poche famiglie erano riuscite ad appropriarsi, nel quadro della formazione dello stato territoriale, di una quota maggiore di potere, approdando all'autorità imperiale. In linea generale si può affermare che da allora in poi l'antica nobiltà non avrebbe più avuto accesso al potere statale. Da allora molti saranno gli episodi di sommosse e tentativi nobiliari di accesso, ma mai senza grossi risultati. Questi erano senza dubbio segni di una profonda crisi di coscienza dell'antica nobiltà, alla quale erano venute a mancare due colonne della sua esistenza sociale: la giurisdizione autonoma del diritto feudale e il servizio personale nell'esercito e nelle guerre del suo feudatario. A ciò si aggiungeva il fatto che alla fine del Cinquecento le spropositate esigenze di status superavano ampiamente le sue possibilità finanziarie. Il risultato fu che tanto l'alta aristocrazia inglese che quella spagnola e così pure la nobiltà di spada francese in questo periodo si trovavano gravemente indebitate; ciò acutizzò ancor più la dipendenza a cui cercavano di sottrarsi, dall'alto nei confronti dello stato e dal basso nei confronti dei membri abbienti dei ceti inferiori.
Il principato sostanzialmente trasse vantaggio da questo stato di cose. Le dinastie dominanti non avevano il minimo interesse ad eliminare la nobiltà da cui essi stessi provenivano, ma puntavano alla repressione delle sue ambizioni feudali e alla sua integrazione nella corte e nello stato; un obiettivo poco a poco raggiunto. I principi, infatti, immisero a poco a poco la nobiltà nella nuova realtà dello stato moderno. Questo presupponeva una tecnica consumata di dominio; bisognava privilegiare costantemente la nobiltà senza mai lasciarle in mano le redini della politica, ciò che ad esempio non riuscì alla debole monarchia spagnola dopo Filippo II. La Spagna è in questo periodo di nuovo in balia dell'alta nobiltà e la sua direzione politica in mano ai Grandi di Spagna. Qualcosa di simile accadeva anche nei piccoli stati italiani, retti da potentati locali o viceré asburgici.

Tratto da STORIA MODERNA di Gherardo Fabretti
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