La procedura elettorale a Trapani (1400)
La procedura elettorale a Trapani (1400)
La procedura elettorale è spiegata chiaramente solo nei capitoli di Trapani dove notiamo una convivenza tra elezione all'unanimità ed estrazione a sorte. Gli ufficiali sono eletti a maggioranza tramite cedole mentre i commissari sono nominati nelle maggiori Giudecche, che avranno l'autorità di creare gli ufficiali, aiutati dal consiglio degli Ebrei più eminenti di ogni comunità evitando ogni tipo di suggestione o affezione personale. Non si immaginino procedure aperte bensì un misto di negoziati e di unanimità di facciata, questo perché l'autorità non derivava certo dall'elezione ma dalla creazione a cura di un ufficiale pubblico nominato dal re. I conflitti in seno alle comunità vertevano essenzialmente sul controllo della gestione finanziaria. La regola esigeva che la verifica dei conti venisse effettuata di volta in volta dai proti successivi e la sorveglianza sulle nomine degli ufficiali e un buon accordo con la Curia erano le chiavi per uscirne con onore senza accuse ricorrenti come quelle di furto, frode e rapina.
Conosciamo alcune regole formali come il divieto di candidarsi per un intero anno o quello di fare parte di due collegi diversi. C'è dunque una diffidenza verso il possibile cumulo delle cariche che si spiega con la costante preoccupazione di evitare le critiche per favoritismi fiscali o ingiustizie. Si cerca anche di avere un solo membro per gruppo familiare nel consiglio dei proti anche se è vero che nelle piccole comunità era difficile operare una rotazione di cariche che non facesse ricorso a persone imparentate. L'unica soluzione era quella di eleggere meno ufficiali, come si fece a Naro. Come sapere con certezza chi governa e chi rappresenta le comunità delle città? È difficile incrociare il catalogo dei maggiorenti e dei proti con quello delle esigue liste di medici, mercanti e artigiani ma possiamo dedurre che una certa aristocrazia del sapere e del merito aveva trovato in Sicilia, sull'esempio della Spagna, una certa realizzazione.
SALARIO E POLITICA. Gli uffici erano pesanti ed onerosi e a dispetto della remunerazione prevista per alcuni di essi si nota una tendenza a sfuggire davanti a responsabilità molto ingombranti. Notiamo questo aspetto nel 1420, quando i riformatori di Trapani stabiliscono pesanti pene pecuniarie per chi rifiuta le cariche. Altre volte è invece la paura della responsabilità personale, per la libertà e per i beni, che fa tirare indietro alcuni: non si può in effetti negare che la pratica dell'arresto degli ufficiali per ottenere dalla comunità il pagamento di imposte, debiti collettivi o esecuzioni di sentenza non fosse un'abitudine diffusa.
Gli uffici secondari erano stabiliti a loro volta a seconda delle decisioni degli ufficiali e dei maggiorenti, e rispondono ai bisogni delle comunità, specialmente a quelli rituali, legati alla giustizia, al macello, al notariato, alla lettura pubblica e al canto nella sinagoga. Sono dunque funzioni spirituali opposte a quelle temporali detenute dai proti e dai maggiorenti. Ricordiamo il chasenus, il cantore la cui figura è stata spesso confusa con quella dello shohet, cioè dello sgozzatore rituale, confusione dettata dal fatto che per entrambi era necessaria una buona preparazione talmudica.
I moxel erano i circoncisori, che godevano di alcuni privilegi fiscali, cosa testimoniata da un avviso tardo del '400 a Malta che ordina di depennare tutti i moxel che non esercitavano. Una funzione particolare era quella del segretario che teneva i libri e i quaderni degli atti della Comunità.
Il notariato ha evidentemente una competenza limitata alla popolazione delle giudecche, soprattutto alle convenzioni matrimoniali. Gli ebrei si potevano indirizzare anche a notai cristiani anche se quelli ebrei erano ufficiali pubblici a pieno titolo. Le consuetudini di Palermo confermano la piena validità dei documenti redatti in arabo, greco o ebraico mettendo sullo stesso piano il notariato ebraico e arabo, tutt'al più che i notai ebrei usavano spesso l'arabo.
Le comunità disponevano anche di poteri disciplinari ma mancavano gli ufficiali minori, come gli alguaziri, incaricati di imporre l'obbedienza. In effetti la disciplina viene imposta soprattutto con la minaccia della scomunica, l'herem e i proti sono spesso costretti a indirizzarsi al re per vedere legittimata la loro autorità.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia medievale
- Docente: Clara Biondi
- Titolo del libro: Arabi per lingua, ebrei per religione
- Autore del libro: Henri Bresc
- Editore: Mesogea
- Anno pubblicazione: 2001
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