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La storia universale romano – fiorentina



La letteratura artistica, che essa sia storica o tecnico – teoretica, arriva ad un rigoglio sorprendente tra i secoli XVII e XVIII; un rigoglio, però, non eguagliato da un implicito valore. In Italia si stampa moltissimo, sia di nuovo sia di vecchio (nuove edizioni commentate di Cellini, di Vasari, di Leonardo) ma è poco quello che va considerato di effettivo valore. L'Italia mantiene in questi due secoli la sua posizione preminente, conchiudendo solennemente la sua funzione con due grandi monumenti, vale a dire le opere storiche del Lanzi e del Cicognara.
Già dagli ultimi decenni del secolo precedente, Roma era diventata il centro regolatore dell'attività artistica italiana. A partire da papa Sisto V, il cui pontificato durò solo cinque anni, dal 1585 al 1590, si apre quella grande stagione di grandi papi del Barocco che permettono a Roma di acquistare quella fisionomia di città barocca che gli è rimasta accanto a quella di città delle antiche rovine romane. Roma è ormai il punto di convergenza indiscusso degli artisti Europei. Gli artisti indigeni, è vero, sono rari (Feti, Sacchi) ma rimane il fatto che nella capitale affluivano tutti i grandi dell'Europa, per sottoporsi a quell'implicito tirocinio di educazione artistica, specialmente dei pittori, che tutti dovevano compiere.





Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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