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Il recupero delle opere di Leonardo

Il recupero delle opere di Leonardo



Oggi la Francia possiede ben diciassette volumi leonardeschi. La Biblioteca Reale di Windsor ne possiede otto. L'Italia fa da Cenerontola con il solo Atlantico, all'Ambrosiana, e alcuni gruppi minori, oggi nel Castello Sforzesco a Milano e nella Biblioteca Reale a Torino, oltre a fogli singoli custoditi a Modena e in altre città. A Windsor abbiamo il foglio più antico, un codice di anatomia datato 1489, mentre i più recenti arrivano sono al 1518, di modo che possiamo affermare di possedere, sebbene frammentata, una summa di tutta l'opera leonardesca.
La divulgazione e la maggiore conoscenza di questo tesoro è stata avversata da due fattori: la sua forma disordinata e la complicata scrittura a rovescio di Leonardo, che era mancino, e che con la sinistra disegnava pure. Pare che Cellini abbia posseduto una copia del suo trattato sulla prospettiva, che voleva anche pubblicare; Vasari racconta che incontrò un milanese, a Firenze, che possedeva l'originale del libro sulla pittura e il disegno (il fatto che sia originale lo testimonia il fatto che Vasari parli della scrittura a rovescio) ma non si sa dove sia andato a finire.
Solo nella seconda metà del '500 si cominciò ad interessarsi organicamente dell'opera scritta di Leonardo. Il più importante tentativo di recupero è certamente il famoso Codice 1270 della Vaticana, detto l'Urbinate perchè proviene dalla Biblioteca ducale di Urbino, che era una preparazione alla pubblicazione del trattato sulla pittura. Fu redatto da un lombardo (lo testimonia la lingua in cui è redatto) intorno al 1550. Attribuito al Melzi, alternativamente confermato e smentito come autore, l'autore ha certamente lavorato sugli autografi di Leonardo, alcuni dei quali sono oggi scomparsi. Ha una disposizione originale e vi sono ricopiati anche alcuni disegni originali di Leonardo. Vi sono degli errori, ma la straordinaria ricchezza del contenuto, ben 944 capitoli, e la citazione e l'uso di fonti oggi perdute, rende l'Urbinate preziosissimo ed insostituibile. Ci sono anche altre redazioni più brevi: cinque all'Ambrosiana di Milano, alcune nella Riccardiana di Firenze con disegni dell'incisore Stefano della Bella, altre nella Barberiniana di Roma, eccetera.

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Gherardo Fabretti
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