Il programma di riforma della nuova coalizione politica - 1960-
Quale sarebbe stato il contenuto concreto del programma di riforma proposto dalla nuova coalizione politica? Esistevano tre proposte, sostanzialmente diverse e in conflitto tra loro.
- Posizione delle riforme correttive. Era la posizione dei riformisti quali il repubblicano Ugo La Malfa, l'economista democristiano Pasquale Saraceno e di Amintore Fanfani, anche se la sua fu una posizione parecchio ambigua. Secondo loro lo sviluppo capitialistico era fuori discussione, anche se bisognava correggere le distorsioni e gli squilibri del caso italiano. Erano dunque necessarie riforme correttive che avrebbero dovuto verificare e affrontare i problemi storici d'Italia, come la povertà al Sud e l'arretratezza di gran parte dell'agricoltura italiana. Occorreva rendere più efficiente la burocrazia liberandola dalla corruzione, dare finalmente vita all'organizzazione regionale, riordinare gli enti locali, creare nuove misure per la costruzione di case e scuole, modernizzare il sistema educativo e creare un SSN. Il boom economico avrebbe permesso di portare avanti questo ambizioso programma.
- Posizione delle rifome strutturali. Era la posizione socialista e comunista. Ogni riforma doveva costituire un passo avanti nella strada verso il socialismo e la sua efficacia doveva essere giudicata dal livello di accresciuta coscienza anticapitalista delle classi subalterne e dalla loro progressiva trasformazione in classe dominante. Le riforme non dovevano aiutare il capitalismo ma metterlo maggiormente in discussione. La corrente nenniana, addirittura, pensava di poter realizzare un governo di sinistra, per giunta appoggiato dai progressisti dell'impresa come Fiat, Pirelli e Olivetti. Era una proposta parecchio seducente ma utopistica per una serie di ragioni: gli strutturalisti non riuscivano a spiegare in concreto cosa volessero fare; un'alleanza con l'impresa progressista era realizzabile ma solo a patto che essa fosse interna ad una dinamica di tipo capitalistico; le riforme non avrebbero certo accresciuto la coscienza politica della classe operaia, e l'esempio inglese di scadimento della militanza politica in seguito a riforme laburiste radicali stava lì a dimostrarlo; qualsiasi tentativo di radicale riforma strutturale sarebbe stato ostacolato da qualsiasi elemento della destra, persino di quella più progressista, che avrebbe subito fatto muro con le altre correnti superando ogni frattura in nome dell'anticomunismo.
- Posizione delle riforme minimaliste Era la visione di Moro e dei dorotei. Sostenevano l'idea delle riforme correttive ma non al punto tale da dare troppo spazio ai socialisti, minacciando il loro potere all'interno delle leve
statali. Il PSI doveva essere cooptato nel governo ed esso avrebbe dovuto comportarsi
come un ospite in casa d'altri.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia contemporanea
- Docente: Salvatore Adorno
- Titolo del libro: Storia d'Italia 1943 - 1996
- Autore del libro: Paul Ginsborg
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 1989
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