Dumont e Monod su "2001" come mito della nascita degli astri
Dumont e Monod, in "Le foetus astral", analizzano "2001" come nuova versione del mito della nascita degli astri; l’approccio strutturalista si basa sull’individuazione delle trasformazioni, l’identificazione di ricorrenze nella struttura profonda e l’analisi del “sistema testuale” (non generalizzabile oltre il testo); le sequenze sono ordinate in una “doppia lettura”, cronologica (successione) e logica (ricorrenze), e la lettura logica dà le unità costitutive. Nei primi 4 piani si ha già la sintesi della struttura profonda, in quanto essi procedono per sostituzione progressiva (da un piano all’altro) di elementi cromatici, eidetici e di direzione del Sole rispetto alla Terra, fino alla specularità dell’ultimo rispetto al primo, anche per il passaggio dall’inerte al vivente; la sottoparte seguente è quella degli “astri angosciati”, con gli occhi bianchi nella notte delle scimmie correlati agli astri in movimento e in uno stato di “mancanza”; il monolito appare come “rottura”, ma è in realtà preparato e perfettamente integrato nella struttura logica, in quanto strutturalmente intermedio tra cielo e terra e tra astri e scimmie (ossia inerte e animato), e tutte tali opposizioni sono sintetizzate nel piano della pantera e della zebra; il nesso causale tra monolito e intelligenza delle scimmie è forse presente, ma più ancora la mediazione del monolito tra movimento degli astri e movimento (manipolatorio) delle scimmie, e l’osso bianco si trasforma in modo netto in astronave, o forse in satellite militare (arma), con un raccordo sul movimento che rompe con le inquadrature fisse. Nell’ultima sequenza le trasformazioni di David seguono un modello preciso, /A/ - B - A – (B) (punto di vista sul nuovo elemento – controcampo sull’elemento precedente - campo sul nuovo elemento – scomparsa dell’elemento precedente); il rapporto tra risveglio scimmie e monolito si riproduce in quello tra moribondo proteso e feto, ma il film non si chiude su sé stesso, bensì attua una “voluta” in cui il feto, dotato di vita e sguardo (in macchina), si inserisce tra gli astri, in un controcampo dell’immagine iniziale (ma il feto in quanto tale non vede, ed è una “soggettiva senza soggetto” tipica di Kubrick). Il monolito è “l’operatore logico del mito”, l’elemento che mantiene il principio d’identità (pur venendo trasformato anch’esso nel corso del film).
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Autore:
Massimiliano Rubbi
[Visita la sua tesi: "Usi della musica nella neotelevisione: una proposta di tassonomia"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Semiologia del cinema e degli audiovisivi
- Docente: Antonio Costa
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