Deleuze e Bergson. Riconoscimento automatico e attento
Deleuze si rifà alla teoria del “riconoscimento” di Bergson, che distingue riconoscimento “automatico” e “attento”, dove il primo è quello senso-motorio che avviene attraverso movimenti, e il secondo implica la considerazione dell’oggetto; tale teoria è ripresa nella distinzione pirandelliana tra “avvertimento del contrario” (comico) e “sentimento del contrario” (umorismo), e Deleuze si basa sulla teoria bergsoniana per distinguere lo schema organico (senso-motorio) da un riflusso del soggetto sull’oggetto, che attiva tra l’altro il ricordo ed è tipico di neorealismo, “nouvelle vague” e nuovo cinema tedesco (Wenders, "Nel corso del tempo"); la crisi dell’immagine-azione è segnata da "Quarto potere" di Welles, che mostra l’impenetrabilità del passato in quanto tempo immutabile, il cui enigma è risolto al di fuori dell’itinerario cognitivo del giornalista, in un tempo che è cristallo riflettente ma impenetrabile; il tempo è una dimensione che sovrasta i soggetti senza essere una loro disponibilità, essendo permanenza e non mutevolezza come i soggetti.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Massimiliano Rubbi
[Visita la sua tesi: "Usi della musica nella neotelevisione: una proposta di tassonomia"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Semiologia del cinema e degli audiovisivi
- Docente: Antonio Costa
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