Il falso e la finzione dell'audiovisivo
Il falso e la finzione dell'audiovisivo
Contrariamente al falso, che è un documento interamente costruito con lo scopo di passare per vero, la falsificazione procede per ritocchi e modifiche di un documento precedente; quando la sua finalità è autenticante, accade che sia indistinguibile. A metà strada tra il reale e il ludico, esiste una falsificazione più attendibile, e di cui la televisione fa abbondante uso, il playback. Il liping è alla base di numerose falsificazioni televisive fondate sulla sostituzione di delle parole reali di una personalità famosa con quelle di un imitatore; essendo una trasformazione in presentia, la falsificazione lascia molto spesso allo spettatore la possibilità di rendersi conto dell’inganno a partire dal momento in cui possiede le conoscenze necessarie per riconoscere le voci delle persone parodiate; è su questa ignoranza che il doppiaggio gioca la sostituzione di una voce con un'altra sul versante fittizio: se il liping è più o meno corretto, noi aderiamo più facilmente all’illusione che i nostri eroi delle serie televisive parlino nella nostra lingua.
Il campo della finta appare essenzialmente diverso da quello della finzione, nella misura in cui, al posto di creare mondi a immagine e somiglianza del nostro, tutte le forme che abbiamo incontrato in questo impero si fanno passare per realtà, indipendentemente dal mondo, dall’autore o dal documentario; ciò non impedisce che esistano sempre di più in televisione forme miste che mescolano i procedimenti della finzione alla retorica del come se, o il contrario:
La finta finzionalizzata. La rappresentazione di un Io-Origine reale attraverso un Io-Origine fittizio, un attore; questo scivolamento della persona nel personaggio è piuttosto una competenza della finzione. Se l’immagine non finge affatto di essere la realtà, con l’attore che introduce la distanza del come e rappresenta, senza contesto, un Io-Origine fittizio, il testo, nella sua versione scritta, non recitata, potrebbe altrettanto bene ancorarsi nell’Io-Origine reale. Questa prima commistione di finta e di finzione è una delle forme di ciò che viene chiamato ricostruzione, e che provoca nello spettatore un sentimento misto: da un lato, il conforto della finzionalizzazione con i suoi attori più belli e seducenti dei loro modelli, dall’altro, la garanzia dell’autenticità grazie all’emozione manifestata in studio. Se il film è di finzione, il suo uso è autenticante.
Il fattuale finzionalizzato. Pretende di mostrare gli avvenimenti come si sono svolti, anche in assenza dei protagonisti del dramma: la materia del racconto non è più un avvenimento probabile, ma un avvenimento che ha avuto luogo, quindi fattuale. La descrizione dell’immagine in narrazione simultanea mima il reportage con la garanzia di colui che sa; dal punto di vista formale, il soggetto è autenticato dalla parodia di un preciso dispositivo: la retorica del soggetto del telegiornale appare qui come il termine di paragone del realismo in materia del racconto audiovisivo.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Nicola Giuseppe Scelsi
[Visita la sua tesi: "A - Menic / Cinema. Da Dada al Progetto Cronenberg"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Docente: Francesco Pitassio
- Titolo del libro: Realtà/Finzione
- Autore del libro: François Jost
- Editore: Il Castoro - Milano -
- Anno pubblicazione: 2003
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