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Introduzione a "Storia immortale" di Welles



A Macao il vecchio mercante Clay, per mostrare che il denaro ha più forza di qualsiasi fantasia, vuole tradurre in realtà l’unico racconto di finzione da lui conosciuto: la leggenda che circola tra i marinai, di ricevere 20 ghinee da un ricco signore per passare la notte con una donna bellissima. Interpreti della messinscena voluta da Clay saranno Virginie, figlia dell’uomo che Clay ha spinto al suicidio, e l’ingenuo marinaio Paul. Ma per nulla al mondo Paul, che durante quella notte ha scoperto l’amore, rivelerà che la leggenda si è avverata; a seguito di ciò Clay, sconfitto, muore.
Tratto dal racconto Una storia immortale di Karen Blixen, contenuto in Capricci del destino, si può considerare il testamento del regista. Welles rispetta abbastanza fedelmente il racconto originale, ma aggiunge una frase che dà completamente un senso nuovo all’intera vicenda. “Quando si vuole qualcosa al punto di non poterne fare a meno, se non si riesce a ottenerla, è tremendo: ma quando la si ottiene, diventa ancora più tremendo”. Tale frase riflette sulla vanità e sul senso di morte che è in ogni azione umana e in particolare sulla presunzione di dare realtà ai sogni. Clay non è altri che un regista cinematografico, che vuole corrompere la purezza dell’immaginario, ed è destinato al fallimento. Temi del film sono la creazione dell’opera d’arte, il rapporto tra opera e autore e soprattutto la distinzione tra finzione e realtà che è tipica di tutto il cinema di Welles. Questo film esce alla fine del decennio caldo del cinema moderno europeo e mostra come Welles non aderisca all’idea di cinema verità, ma è un mezzo che può manipolare le coscienze.

Tratto da "QUARTO POTERE" E IL CINEMA DI WELLES di Marco Vincenzo Valerio
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