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"Il Gattopardo" di Visconti, opera discussa



Con Il Gattopardo si apre il più contradditorio e problematico periodo viscontiano, indubbiamente regressivo rispetto a quello che va da Ossessione a Rocco, anche se sempre ricco di risultati culturali ed estetici di grande livello e comunque profondamente connesso con il primo periodo della sua produzione.
E anzi, proprio tenendo presente uno dei più controversi personaggi del primo Visconti, il Franz Mahler di Senso, che meglio si intende la figura del principe di Salina. Il quale, pur avendo in comune con il protagonista del film del ’54 la consapevolezza della fine del proprio mondo, si limita a vivere con dignità il tramonto del vecchio ordine, senza declamarlo con la cinica amarezza di Mahler, ma presentendo dolorosamente un futuro che si prospetta soltanto come il prolungamento del presente, ammorbato dalla mediocrità.
Per la verità altre erano, inizialmente, le intenzioni viscontiane: il regista si riprometteva di mantenersi nel mezzo e di mostrare non solo lo splendido tramonto del principe, ma anche il fermento di vita della collettività. A film fatto, invece, si può constatare l’assoluta assenza di qualsiasi accenno a un positivo nuovo ordine e un’identificazione totale fra l’autore e il proprio personaggio (interpretato da Burt Lancaster): sia sul tema del disprezzo nei confronti del nuovo, sia sul motivo della morte (e della bellezza come viatico della morte) che occupa tutta la parte non storico-politica della vicenda, sino alla fusione fra le due linee che caratterizza tutta la macrosequenza del ballo.
Insomma, se è vero che per la ragione marxista di Visconti, il nuovo è di fatto rivoluzione mancata o meglio tradita, laddove per il nobile Salina (e per Tomasi di Lampedusa) il nuovo è semplicemente il disordine e la mediocrità che succedono alla gotica armonia del passato, è altresì vero che il cuore de Il Gattopardo prevale sulla ragione di Visconti e che la diversa qualità dei due giudizi si confonde e si annulla in un unico sentimento di rifiuto.

Tratto da LUCHINO VISCONTI di Marco Vincenzo Valerio
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