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Cecilio Stazio a Roma (168 A. C.)



CECILIO STAZIO → 230 a.C. Gallia Cisalpina – 168 a.C. Roma

Grande amico di Ennio, accanto al quale fu sepolto, Cecilio Stazio fu attivo a Roma dal 180 a.C. e dopo un breve esordio all'insegna dell'insuccesso, conquistò i favori del grande pubblico anche grazie all'apporto del capocomico Ambivio Turpione. Varrone consegnava la palma dell'argumentus proprio a Stazio, mentre dava quella in sermonibus a Plauto e quella in ethesin (caratterizzazione psicologica) a Terenzio. Oggi rimangono di Stazio frammenti per circa un trecento versi e una quarantina di titoli.
Ricordiamo il Plocium, ispirata al Plokium di Menandro. La trama sembra articolarsi introno a vicende articolate secondo gli schemi della nea e della palliata: una moglie ricca, brutta e insopportabile che tiranneggia i familiari e vuole costringere alle nozze con una parente il figlio, che però ubriaco aveva violentato la figlia di un vicino, che metterà al mondo un figlio che il ragazzo riconoscerà grazie alla collana (il plocium). La vicenda si concluderà con le nozze riparatrici. In un primo frammento, uno sfogo del marito, notiamo il gusto dell'accumulo ma in generale nella forte espressività della commedia si nota il fil rouge di Plauto, anche se elementi terenziani non mancavano.


Tratto da LINGUA E LETTERATURA LATINA di Gherardo Fabretti
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