Il deserto di Ungaretti
Il deserto di Ungaretti
Schematizzando molto, si può dire che gli elementi del paesaggi originario cercato dal viaggiatore Ungaretti potrebbero coincidere in partenza con quelli tipici del giardino arabo, caratterizzato da terra, acqua, luce e cielo. Qualunque itinerario ungarettiano può sempre ridursi ad alcuni temi ed elementi di base propri di ogni essere umano collocato nel tempo e nello spazio. Di tutto ciò, immagine – sentimento centrale è il deserto. Nel deserto va collocata l'esperienza genetica decisiva dell'esistenza e della poesia di Ungaretti. Anche se non è il caso di ripercorrere qui la fenomenologia del deserto ungarettiano, rileviamo che secondo la Bibbia, è attraverso il deserto che si va verso la terra promessa. La grande scoperta di Ungaretti è che da questo deserto non si esce; la Terra Promessa non è altrove, sta prima del deserto, dentro e dopo il deserto. Il deserto è un prima – ora – dopo spazio temporale che tutto comprende. Non c'è durata del tempo né movimento nello spazio che possano sottrarsi al deserto. Per l'uomo che si trova sempre nel deserto non c'è una meta raggiungibile attraverso il mare. Il mare stesso alla fine è una forma del deserto, e deserto e mare sono intercambiabili. L'Allegria di naufragi presuppone l'essere stati imbarcati. Il viaggiatore del deserto si trova nel mare, non tanto perché il mare era una volta dove ora è il deserto, ma perché il mare è realtà costitutiva di ogni esistenza. Ungaretti ben sapeva che il suo Pascal aveva fondato il proprio ragionamento sull'infinito e il nulla sulla premessa che tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro volontà, sono imbarcati. Il viaggiatore non ha da scegliere il suo viaggio, egli si trova già in balia del viaggio sino alla morte. Spazio e deserto si chiudono sul viaggiatore come una tomba.
Verso meta si fugge:
Chi la conoscerà?
Non d'!taca si sogna
Smarriti in vario mare,
Ma va la mira al Sinai sopra sabbie
Che novera monotone giornate.
Si percorre il deserto con residui
Di qualche immagine di prima in mente,
Della Terra Promessa
Nient'altro un vivo sa.
All'infinito se durasse il viaggio,
Non durerebbe un attimo, e la morte
È già qui, poco prima.
Un attimo interrotto,
Oltre non dura un vivere terreno:
Se s'interrompe sulla cima a un Sinai,
La legge a chi rimane si rinnova,
Riprende a incrudelire l'illusione.
(Ultimi cori per la terra promessa, nel Taccuino del vecchio)
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Autore:
Gherardo Fabretti
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- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letteratura italiana moderna e contemporanea
- Docente: Giuseppe Savoca
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