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Il tema della schiavitù nell'opera di Raynal



Un altro argomento affrontato ampiamente da Diderot nell'opera di Raynal era quello della schiavitù. Diderot inizia distinguendo i selvaggi autoctoni, capaci di virtù, dai barbari colonialisti, che invasi dalla cupidigia e dalla sete di potere, avevano pervertito quei poveretti.
La differenza cruciale, dice Diderot, è che l'essere selvaggio appartiene ad un dato milieu culturale, è un parametro socio – geografico; l'essere barbari è una condizione endemica in ogni essere umano, è un parametro psicologico assoluto. L'Hystoire, grazie ai contributi di Diderot, divenne uno dei migliori e più efficaci manifesti antischiavisti del Settecento.
Tutte le colonie europee erano naturalmente basate sulla schiavitù e molte furono le voci di dissenso, voci di uomini che consideravano queste società schiavili come fonte della peggiore corruzione umana. Condorcet sosteneva apertamente che una società che che tollerava la schiavitù in tutti i luoghi che dominava, non era una società di uomini ma una banda di briganti. Turgot osservò che nemmeno i nascenti Stati Uniti avrebbero potuto chiamarsi res publica fin quando non si fossero liberati dell'abominevola pratica schiavistica, poiché essa era incompatibile con le buone istituzioni. Chiunque paragonava schiavitù moderna e antica non poteva fare a meno di fare presente un evidente distinguo: quella moderna non era una risposta ad un bisogno interno. Invece di catturare schiavi in seguito a guerre “giuste”, invece di salvare il prigioniero dalla morte in seguito ad un conflitto ad armi più o meno pari, ora si schiavizzavano persone che non avevano subito nessuna aggressione; si compravano direttamente, privando un numero incalcolabile di esseri umani innocenti della loro naturale libertà, creando e conservando un odioso traffico di merci umane. Secondo un anonimo abolizionista, che tuonava davanti alla Convenzione Nazionale, c'era di più: non solo la razza umana era stata trasformata in merce, ma era stata valutata sulla base della sua forza fisica, la forza meno intrinseca all'identità umana: era dunque il peggiore affronto alla natura. Diderot rincara la dose dicendo che lo schiavo, a differenza del lavoratore europeo a giornata, non aveva nemmeno la facoltà di scegliere i modi della propria soggezione umana. Lo schiavo era cosciente della propria natura subordinata ma non poteva nemmeno auspicare, come gli uomini liberi, una riscossa, un riscatto. Condorcet fa presente l'orrore di considerare lo schiavo una merce, sottoposta ai vincoli del diritto pubblico, privato di ogni individualità, di ogni diritto, di ogni umanità. Ottenere l'abolizione dal male della schiavitù era il dovere di ogni uomo civilizzato, di ogni uomo illuminato. Diderot si scagliò violentemente contro chi sosteneva che gli africani erano stati catturati in una giusta guerra “in casa loro”, perchè nessuno poteva permettersi di vendere ciò che non possedeva! Gli uomini e le loro libertà non sono in commercio!
Secondo Diderot, lo spopolamento, lo spettro che infestava molte teorie sociali del Settecento, minacciava di desertificare non solo l'America ma anche l'Africa. Poiché l'Africa era stata privata della sua popolazione indigena per appagare l'insaziabile avidità dei coloni d'America; poiché gli indigeni americani erano stati decimati dai massacri e dalle malattie importate dagli Europei; poiché gli Europei non erano in grado di procreare a sufficienza e poiché gli schiavi neri preferivano uccidere i loro bambini piuttosto che condannarli alla schiavitù. Ecco i motivi per cui, secondo Diderot, il mondo stava avviandosi ad una pericolosa tendenza inversa demografica.
Secondo Diderot un rapporto paritario, che riconoscesse lo status dell'altro, avrebbe avuto ripercussioni positive anche sull'economia; dare agli schiavi una casa non avrebbe portato che bene, diceva nell'Hystoire. Diderot, come Montesquieu, sapeva bene anche che uno degli effetti della moderna colonizzazione e delle nuove rotte di commercio era che essa aveva contribuito a creare un rapporto simbiotico con la madrepatria, che non poteva considerarsi immune dal processo di espansione d'oltremare che aveva costruito. E le critiche alla schiavizzazione investirono così anche le madrepatrie. Ma la vera conseguenza fu la separazione definitiva di colonia e madrepatria, poiché le colonie avevano ormai sulle spalle tre secoli di storia, di fusioni razziali, di civiltà che non potevano essere cancellate con un colpo di spugna. L'impossibile ritorno alla deschiavizzazione, paventata da Diderot, reciderà per sempre le radici con le madrepatrie che l'avevano creata.

Tratto da LA NASCITA E L'EVOLUZIONE DELL'IMPERIALISMO di Gherardo Fabretti
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