La febbre della guerra in "The Hurt locker"
The rush of battle is often a potent and lethal addiction, for war is a drug. Chris Hedges
Quando diventi grande alcune delle cose che ami non ti sembreranno più così speciali. Dimentichi le poche cose che ami davvero. E quando sarai arrivato alla mia età, rimarranno solo una o due cose… per me penso sia una sola.
È il tema sui cui K. Bigelow basa il suo The Hurt locker, ma è presente anche negli altri testi: il fatto di andare in guerra, di rischiare la vita, di maneggiare armi, scatena in molti soldati una forte adrenalina, un’eccitazione dalla quale si diventa dipendenti, la sensazione di essere quasi in un videogioco:
Per quasi tutti i soldati del plotone era la prima esperienza di combattimento. In certi momenti molti ebbero la sensazione di trovarsi in un videogioco.
Non so che cosa ci sia che non va in me, sono su un volo di sola andata verso l’inferno sulla terra, ma sono molto eccitato ed è veramente tanto tempo che non mi sento così bene. Non posso credere che sia vero.
Molto spesso i militari ascoltano musica con l’Ipod mentre sono in missione, una musica che dà loro carica, o che comunque li estranea dalla sensazione di pericolo e li fa sentire come protagonisti di un film:
Siamo usciti alle 16 per la nostra prima missione […] Il morale era alle stelle. Tutti erano sovraeccitati. Hanno tirato fuori le macchine fotografiche e scattato foto al drappello prima della missione. Le casse di uno stereo che avevamo collegato allo Stryker sparavano a tutto volume Seek & Destroy dei Metallica.
Da dove eravamo noi sembrava che le esplosioni provenienti dalla città avvenissero al rallentatore, emettendo meravigliosi fasci di luce magenta, rossi e violetti. Da dove ero seduto io i bombardamenti apparivano estremamente pacifici, come tratti dal film Fantasia. E, guarda caso, stavo proprio ascoltando musica classica mentre me ne stavo lì seduto a guardare. Dovetti ricordare a me stesso che in ognuna di quelle splendide esplosioni di cui ero testimone probabilmente qualcuno perdeva la vita. Arrivò di corsa il sergente Horrocks, che sembrava sempre più preso da questa esperienza di guerra, e mi disse: Puttana Eva, amico!! È una roba da sballo!! Gli spacchiamo il culo! Hurrà! Prendeteli!
Le fascette di ottone dei bossoli schizzavano fuori a destra, creando un casino totale. Era grandioso (feci quasi fondere la canna). […] Percorsi tutta la torre in su e in giù tre o quattro volte, gridando ogni volta “Falli fuori!” come fanno al cinema […] Io e Rosebud [la sua mitragliatrice] avevamo trasformato la moschea in un gruviera […] La cosa mi fa sentire da dio.
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Autore:
Isabella Baricchi
[Visita la sua tesi: "Il mondo di Padania. La costruzione dell'identità fra capi, guerrieri, fattrici e scudieri"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Teorie della Comunicazione
- Esame: Modelli di comunicazione storica nel Nord America
- Docente: Elena Lamberti
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