La “ferma obbligatoria” dell'amministrazione Bush
Tra le problematiche emerse nelle testimonianze dei soldati, c’è il fatto che l’amministrazione Bush, rendendosi conto che Iraqi Freedom non è un’operazione lampo, inizia a congelare i congedi dei soldati al fronte e a richiamare riservisti e veterani. Ciò ovviamente suscita malcontento tra i soldati (che, come sottolineato in The Hurt Locker – che inizia con un 38 days left Bravo Company Rotation - generalmente vivono sui fronti di guerra facendo il countdown fino al giorno previsto per la partenza):
Continuano a imporci la ferma obbligatoria, a ritirare i congedi. Ormai dovrei fare i conti col fatto che potrei essere arruolato a tempo indeterminato, e nessuno può garantirmi che non passerò la maggior parte del mio tempo in un teatro di guerra.
Dato che la macchina da guerra di Bush ha bisogno di essere alimentata con altri corpi, noi riservisti siamo stati attivati con l’obiettivo di essere spediti al fronte il primo agosto di quest’anno [la lettera è del maggio 2004, nota mia]. Ci hanno detto che passeremo i prossimi due anni sul territorio […] Odio i nostri governanti, che prendono i membri part-time della Guardia, che non sono soldati professionisti, e distruggono le loro vite per rendere più redditizie le proprie.
Oggi avrei dovuto essere su un aereo per la licenza di metà periodo […] e improvvisamente me l’hanno annullata per qualcosa che ha a che fare con lo stop-loss.
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Autore:
Isabella Baricchi
[Visita la sua tesi: "Il mondo di Padania. La costruzione dell'identità fra capi, guerrieri, fattrici e scudieri"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Teorie della Comunicazione
- Esame: Modelli di comunicazione storica nel Nord America
- Docente: Elena Lamberti
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