Skip to content

Robotica e modelli algoritmici per processi cognitivi


Ora sebbene queste accuse siano innegabili, risulta veramente difficile rinunciate completamente alle rappresentazioni nella costruzione di sistemi intelligenti (Brooks infatti riscontrò non pochi problemi, alcuni dei quali non riuscì a superare).
L’unione degli studi connessionisti, della robotica e dei sistemi basati sulla conoscenza ha dato vita alla progettazione di quelli che vengono chiamati “agenti ibridi” dell’IA. Questi sistemi hanno però senso di esistere solo in un approccio ingegneristico dell’IA (quindi quello che vede i sistemi come coadiutori dell’uomo).
In un approccio più propriamente cognitivista i problemi non si risolvono, anzi si moltiplicano, dal momento che ogni sistema, abbiamo visto, possiede i suoi propri limiti specifici e questo non aiuta a raggiungere una maggiore aderenza ai processi cognitivi degli esseri umani.
La simulazione di comportamenti intelligenti è rimasta un obiettivo centrale nell’IA.
Per questo la PPI (psicologia dell’elaborazione dell’nformazione) si prefissò l’obiettivo di costruire modelli algoritmici (ossia programmi) che simulassero i processi cognitivi dell’uomo in modo realistico. Il meccanismo utilizzato era quello della “routine di controllo”: la macchina possedeva una formula che rappresentava lo stato iniziale e un’altra formula che rappresentava quello finale del problema. La risoluzione consisteva nell’elaborare formule che da quella di partenza eliminassero via via le differenze con la formula iniziale; in sostanza si tratta di una successione di formule progressivamente più simili a quella che rappresentava lo stato finale.

Tratto da INTELLIGENZA ARTIFICIALE di Carlo Cilia
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.