Skip to content

Marr e processi di apprendimento nei calcolatori


Un’impostazione diversa è quella di Marr. Marr ha concetrato la sua attenzione più sul che cosa che sul come una macchina deve simulare. Questo problema infatti secondo lo studioso è, tra l’altro, anche temporalmente precedente al problema che Simon e Newell si sono proposti di risolvere.
Ad u n livello preteorico Marr si è chiesto cosa il soggetto umano assimila nel suo processo conoscitivo e per questo motivo è partito dall’analisi della visione, dalla struttura della retina e da ciò che essa “incamera”. Solo dopo aver creato una corrispondenza algoritmica tra ciò che il soggetto umano conosce e ciò che la macchina deve elaborare si può passare ai processi di elaborazione. L’elaborazione implica già secondo lo scienziato un processo di astrazione, che implica a sua volta l’astrazione di “qualcosa” di una dato preciso. L’attenzione allora deve in primo luogo andare ai processi di apprendimento e solo dopo di elaborazione. Si deve perciò creare un sistema algoritmico che simuli l’apprendimento umano e che quindi di conseguenza possieda la capacità di agire anche in situazioni non previste dal programmatore. Creare un programma capace di apprendere significa in prima istanza creare una macchina che si sforzi di essere autonoma.
E’ facilmente intuibile come questo approccio rimetta in campo il problema della conoscenza, quindi richiami il connessionismo nonché i problemi legati alla rappresentazione simbolica.

Tratto da INTELLIGENZA ARTIFICIALE di Carlo Cilia
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.