Le funzioni del montaggio
Le funzioni del montaggio
Non è del tutto inutile cominciare con lo sgomberare il campo da un equivoco sul piano de vocabolario; ciò che designiamo come funzioni del montaggio è spesso stato chiamato effetti di montaggio: ma c’è da dire che tra i due termini la differenza pratica è sottile, e questo per due tipi di ragione:
- il termine “effetto” rimanda a qualcosa che si può effettivamente constatare: è dunque più adatto a una descrizione dei casi concreti; mentre il termine “funzione”, più astratto, è indicato per un tentativo a vocazione formalizzante.
- d’altra parte, il termine “effetto” è suscettibile di generare una confusione tra effetti di montaggio ed effetto-montaggio, espressione con la quale certi teorici, come Mitry, designano il principio di montaggio, o montaggio allargato.
APPROCCIO EMPIRICO 1
Le considerazioni tradizionali sulle funzioni del montaggio si basano in primo luogo su un’analisi delle condizioni storiche della comparsa e dello sviluppo del montaggio, in senso ristretto; infatti, molto presto il cinema ha utilizzato la messa in sequenza di più immagini, a fini narrativi. i primi film di Méliès sono gia composti da più piani, ma si considera in generale, che pur essendo l’inventore del film narrativo, egli non fa davvero uso del montaggio e i suoi film sono tutt’al più delle successioni di quadri; tra i grandi precursori e inventori di un montaggio realmente usato come tale c’è Porter, con il suo The life of an american fireman(‘02), ma ancor di più con The great train robbery(‘03). Tutti gli storici comunque sono d’accordo nel considerare che la comparsa del montaggio abbia avuto come effetto estetico principale una liberazione della macchina da presa, sino ad allora inchiodata al piano fisso; per dirla con Metz, la trasformazione del cinematografo in cinema si è giocata intorno ai problemi di successione di più immagini, molto più che intorno ad una modalità supplementare dell’immagine stessa.
APPROCCIO EMPIRICO 2
Così la funzione primaria del montaggio è la sua funzione narrativa: tutte le descrizioni classiche del montaggio considerano questa funzione come la funzione normale del montaggio; il montaggio è dunque ciò che assicura il concatenamento degli elementi dell’azione secondo un rapporto che è un rapporto di causalità e/o di temporalità dietetiche. Questa funzione fondativa del montaggio è il più delle volte contrapposta ad un’altra grande funzione, talvolta considerante come escludente la prima, e che consisterebbe in un montaggio espressivo, che non sarebbe un mezzo ma un fine e che mira a esprimere attraverso se stesso, attraverso l’urto di due immagini, un sentimento o un idea. Questa distinzione tra un montaggio che mirerebbe essenzialmente a essere strumento di una narrazione chiara, e un montaggio che mirerebbe a produrre delle collisioni estetiche in questo caso indipendenti da ogni finzione, riflette sulla questione particolare del montaggio; definita in questo modo l’idea stessa del montaggio espressivo non ha mai trovato da attualizzarsi allo stato puro, se non in alcuni film dell’epoca del muto, come quelli dell’avanguardia. La debolezza e il carattere artificiale di questa distinzione hanno condotto molto rapidamente ad osservare che in realtà, oltre alla sua funzione centrale, il montaggio produceva anche un certo numero di altri effetti nel film; Martin stabilisce che il montaggio crea il movimento, il ritmo e l’idea: grandi teorie di pensiero, che non mancano del resto di confermare la suddetta funzione narrativa, e non permettono di andare oltre nella formalizzazione.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Nicola Giuseppe Scelsi
[Visita la sua tesi: "A - Menic / Cinema. Da Dada al Progetto Cronenberg"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Cinema
- Titolo del libro: Estetica del film
- Editore: Lindau - Torino -
- Anno pubblicazione: 1999
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