La nozione di riflessività
La nozione di riflessività risulta così pervasiva almeno per due motivi fondamentali:
1) la sua estendibilità a qualsiasi tipologia di significato. È evidente che possiamo individuare elementi di riflessività nel fatto che Io e Annie mostra gente che parla di cinema e che và al cinema; ciò vuol dire che il film di Allen è un metafilm in virtù dei suoi significati espliciti e referenziali. Possiamo però anche dire che Intrigo internazionale è riflessivo perché è un esempio di illusionismo cinematografico che, a livello implicito, allude all’artificio teatrale. Possiamo sostenere l’elemento cinematografico de Le lacrime amare di Petra von Kant sulla base del fatto che Marlene, come il pubblico in sala nel corso della proiezione, porta sempre lo stesso vestito mentre gli altri personaggi cambiano. Inoltre, non ci è proibito interpretare Quinto potere come una manifestazione di angoscia dell’istituzione cinematografica nei confronti del mezzo televisivo individuabile oltre che sul piano implicito anche a livello sintomatico.
2) la sua estendibilità a qualsiasi punto della situazione comunicativa instaurata dal film. Abbiamo a che fare col fatto che la riflessività presenta caratteristiche di facilissima riportabilità a ogni tratto puntuale puntuale del film considerato. Da quando la riflessione narratologica ci ha fornito i mezzi per individuare dietro citazioni, parodie, plagi una fitta rete di relazioni inter, extra e architestuali riconducibili a pratiche metadiscorsive, da quando l’interpretazione ad hoc che la critica ha dato ha dato di delicati concetti teorici derivanti dallo studio pragmatico delle situazioni comunicative ci ha consentito di ricondurre nozioni come “spettatore implicito” ed “enunciazione enunciata” a casi di allegorie spettatoriali, di autoesibizione stilistica, l’elasticità del concetto di riflessività è ulteriormente aumentata. Non più solo personaggi e avvenimenti, esistenti ed agenti, ma anche cornici, porte, quadri, specchi, gesti, movimenti di macchina e quant’altro è divenuto riconducibile più o meno metaforicamente a forme di autocoscienza del mezzo, di dichiarazione poetica, di esplicitazione della figura autoriale, di indebitamento nei confronti di testi precedenti.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Nicola Giuseppe Scelsi
[Visita la sua tesi: "A - Menic / Cinema. Da Dada al Progetto Cronenberg"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Storia e metodologia della critica cinematografica
- Docente: Franco La Polla
- Titolo del libro: Il linguaggio della critica cinematografica
- Autore del libro: Claudio Bisoni
- Editore: Revolver Libri
- Anno pubblicazione: 2003
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