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Il "citazionismo" di Tutto su mia madre


In questa pellicola ce n'è abbastanza per dimostrare come la madre di Almodovar non sia la realtà ma la fiction. La fiction è il luogo in cui i destini delle persone si annodano attorno al desiderio costruendo una struttura formale: M.A.D.R.E. = Manuela – Agrado – Deseo – Rosa – Esteban.
Il citazionismo è una teoria del trapianto. Si tratta sempre di prelevare una porzione x da un testo ospitato A e di innestarla all'interno del testo ospitante B. Alberto Negri ne ha approntato un prontuario tipologico: la citazione – allusione, dove un elemento del film rimanda ad un analogo elemento di un film precedente contando sulla competenza enciclopedia dello spettatore (la carrozzina degli Intoccabili e della corazzata Potemkin) e la citazione – riporto, nella quale avviene la trasposizione effettiva di un brano filmico (come in Fantozzi 2 la proiezione della corazzata). In un certo senso, poiché implica l'omaggio, l'allusione è di ordine sentimentale (chiamare un bambino Esteban come il fratellastro morto, a sua volta così chiamato in omaggio al padre sconosciuto, che a sua volta si fa chiamare Lola come L'angelo azzurro di Fassbinder) mentre il riporto è oggettivo, come il cuore di Esteban trapiantato in un adulto che non gli somiglia affatto. Questo film è zeppo di allusioni e riporti. È una meditazione sulla vita come allusione e riporto, nonché sul mondo come volontà e rappresentazione, o meglio, come volontà di potenza rappresentativa, a voler innestare Nietzsche su Schopenhauer.

Tratto da CINEMA E TEATRO TRA REALTÀ E FINZIONE di Gherardo Fabretti
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