La pittura fiamminga e Caravaggio
Anche Maarten de Voss nel 1581 affrontò il tema delle opere di misericordia corporali e sebbene raffigurasse le opere in singole scene, rappresentò comunque lo spirito laico e borghese. Egli non si limita ad esemplare figurativamente le opere di misericordia ma ne penetra acutamente lo spirito evangelico calando però l’esempio in un contesto sociale contemporaneo e inquadrando quindi l’opera di carità in un’esposizione degli strumenti lavorativi inerenti al tema trattato.
Nel "Dar ospizio ai pellegrini", l’artista non raffigura solo nel riquadro centrale l’incontro tra gli ospiti protesi ad accogliere i pellegrini, ma mette in evidenza nel pannello superiore come debba intendersi l’ospitalità: vi sono raffigurati due letti a sinistra e a destra una tavola imbandita mentre i pellegrini vengono intrattenuti in piacevoli conversazioni dai padroni di casa accanto al caminetto; intorno al riquadro centrale poi, il pittore raffigura le cose e i cibi più prelibati che possono essere di necessità e di gradimento per gli ospiti.
Nel "Dar da bere agli assetati", nei pannelli che incorniciano il riquadro centrale, il pittore rappresenta nei lati, in un insieme decorativo, tralci di vite e alberi di mele, e nella scena superiore i mezzi di produzione e di lavoro umano occorrenti nei processi di trasformazione dell’uva e delle mele nelle rispettive bevande.
Nel "Vestire gli ignudi", il pittore da molto rilievo agli strumenti occorrenti per la filatura e la tessitura.
In queste rappresentazioni si capisce quindi come l’opera di misericordia è vista come possibile solo attraverso il frutto del lavoro umano. Gli stessi bisogni acquistano una nuova dignità sotto la tutela di un sistema economico.
Si nota, poi, che successivamente de Voss ha inserito la figura del Cristo: ciò si spiega probabilmente con il fatto che di solito gli artisti seguivano quella che era la tendenza della popolazione totale.
Ancora sottoforma di pittura di genere, le opere di misericordia sono state rappresentate da David Teniers il Vecchio a qualche decennio di distanza dall’opera del Merisi e da Teniers il Giovane.
A Genova, il tema sarà ripreso da Cornelis de Wael. Le sue due tele superstiti, sono considerate veri documenti esplicativi della pratica caritativi esercitata a Genova secondo i criteri modernissimi ispirati dall’oligarchia cittadina.
Nel "Visitare gli infermi", il de Wael ambienta la scena nell’ospedale Maggiore di Pammatone dove il martedì santo si celebrava il "perdono". In quell’occasione le corsie dell’Ospedale si affollavano di visitatori facenti parte de popolo minuto che per un giorno avrebbero goduto della compagnia dei maggiorenti della città. Qui l’artista mette in risalto il contrasto tra ricchezza e povertà.
Nel "Visitare i carcerati", la scena si svolge nel cortile del Palazzetto Criminale, oggi Archivio di Stato, dove venivano richiusi i colpevoli di lato tradimento. Anche qui c’è l’incontro tra i carcerati e i visitatori e si apre uno squarcio sulla miserabile vita dei reietti. Per contro, il de Wael, fotografa a sinistra il desiderio di libertà.
Da questa analisi della tradizione iconografica delle Sette Opere di Misericordia si vuole far emergere il fatto che fino al Merisi il tema non aveva ancora trovato un suo schema iconografico definitivo e per di più, anche la sua invenzione, non riuscirà a porsi come nuovo archetipo per la produzione artistica successiva.
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