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La Maddalena di Caravaggio. Storia del dipinto


Nel 1963 alla mostra "Caravaggio e i caravaggeschi" presentata a Napoli a Palazzo Reale, fu esposta la Maddalena di collezione dell’avvocato Giuseppe Klein e considerata copia di Caravaggio fu accostata all’opera del Longhi. Fu comunque notata l’alta qualità del panno sulle gambe della donna e la stesura rapida dei bianchi per le pieghe della camicia, la curva tesa del collo e i riflessi di luce sulle gote e dentro l’orbita. Nella mostra nessuno avanzò l’ipotesi che potesse trattarsi dell’originale del Merisi. In quella data il dipinto fu osservato e studiato. Nel 1972 fu restaurato da Pico Cellini e il suo intervento fu determinante per l’attribuzione del dipinto a Caravaggio. Dopo la pulitura emersero dal fondo le fronde e i rovi e in basso il fastello di sterpi sul quale la Maddalena è appoggiata. La pulitura ha evidenziato l’eccellente stato di conservazione e tutte le originali sovrapposizioni cromatiche del Merisi. La pulitura e la radiografia hanno messo in evidenza particolari interessanti ed un "pentimento" nella posa delle mani: il segno del dito indice della mano sinistra è stato spostato in una seconda fase più in alto. Nel 1974 il dipinto fu attribuito a Caravaggio da Maurizio Marini che ne fece conoscere la storia dall’800 quando la Maddalena apparteneva alla principessa Carafa Colonna di Napoli. Nel 1873 era stata venduta al canonico Michele Blundo della cattedrale di Napoli. Da questi passò per successione all’avvocato Giuseppe Klein che nel 1976 la vendette all’attuale proprietario. Tutti gli elementi che abbiamo visto prima che mostrano il naturalismo di Caravaggio sono stati decisivi per l’autografia del dipinto.

* L’ideologia del dipinto:
Il Merisi aveva caratterizzato la sua Maddalena in contrasto con la tradizione cattolica. Egli si pone contro la prassi della confessione, della penitenza e dell’assoluzione da parte del prete già affermate dal concilio lateranense del 1215. Ma soprattutto si oppone alle decisioni maturate in seno al concilio tridentino del 1547 in cui i vescovi, difendendo contro i riformatori il significato sacramentale della penitenza nella vira della chiesa, legarono la giustificazione post battesimale con l’esigenza di assoluzione da parte del sacerdote. La controriforma impostò sulla Maddalena "penitente" la sua logica di conquista delle coscienze. Il Merisi, nella Maddalena klein, affermò il diritto del peccatore alla riconciliazione diretta con Dio mediante il sincero pentimento senza nessuna mediazione con la chiesa. L’artista lombardo non ha avuto bisogno di nessun segno per alludere alla contrizione e al pentimento.

Tratto da CARAVAGGIO, LA VITA E LE OPERE MAGGIORI di Katia D'angelo
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