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SCHUMPETER: IMPRENDITORIALITÀ E SVILUPPO ECONOMICO


Schumpeter ritiene necessario separare nettamente teoria e sociologia economica, che devono essere combinati solo nelle analisi di taglio storico–empirico. Punto di partenza della sua analisi è l'insoddisfazione per i limiti della prospettiva economica tradizionale, ritenuta incapace di uscire da una visione statica dell'equilibrio economico.
Per questo motivo, egli distingue tra:
a) crescita: è un fenomeno graduale, fatto di continui aggiustamenti;
b) sviluppo: è invece una discontinuità ed è caratterizzato dall'introduzione di nuove combinazioni, che possono riguardare 5 dimensioni: creazione di prodotti; introduzione di metodi di produzione; apertura di mercati; scoperta di fonti di approvvigionamento di materie prime o semilavorati; riorganizzazione di un'industria.
Schumpeter è quindi interessato alle cause endogene dello sviluppo. Egli riconosce che la discontinuità rispetto alla routine del flusso circolare (economia che si perpetua senza sostanziali variazioni nei modi di produrre e nei rapporti tra consumatori e produttori), può derivare da motivi extraeconomici, come la crescita della popolazione, o da improvvisi rivolgimenti sociali e politici.
Nello specifico, il suo interesse si concentra sullo sviluppo legato all'azione degli imprenditori, singoli individui che introducono nuove combinazioni dei mezzi di produzione, realizzano un'innovazione nelle dimensioni che riguardano i prodotti, i metodi di produzione e i mercati.
Per Schumpeter infatti, non basta, differenziare tra il capitalista, proprietario dei mezzi di produzione o del capitale, e l'imprenditore, dirigente di un'impresa che può non esserne proprietario: occorre distinguere quando le attività di direzione e gestione delle imprese (cioè di management) hanno un carattere di routine e quando portano all'innovazione, a «realizzare cose nuove», perché è a queste ultime che va collegato in senso specifico il concetto di imprenditore.
Da ciò discende che, l'imprenditore:
a) può essere sia il classico uomo d'affari autonomo, sia un lavoratore dipendente (manager);
b) non è necessario un rapporto continuativo con una singola impresa;
c) non appartiene a una specifica classe sociale. Per effetto della sua attività può conseguire un successo economico che lo trasforma in capitalista. Ma non è necessario che egli lo sia quando svolge la sua attività innovativa, dal momento che spesso, in questa fase, gli imprenditori attingono al credito per introdurre le nuove combinazioni di mezzi di produzione.
Schumpeter sottolinea dunque il legame tra credito e innovazione, anche se è ben conscio del fatto che per utilizzare concretamente il capitale a fini di sviluppo innovativo l'imprenditore deve essere dotato di rare e particolari qualità di leadership.

Tratto da SOCIOLOGIA ECONOMICA di Antonio Amato
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