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ORIGINI STORICHE DEL MERCATO AUTOREGOLATO



Per Polanyi un'economia di mercato è un sistema economico controllato, regolato e diretto soltanto dai mercati; l'ordine nella produzione e distribuzione delle merci è affidato a questo meccanismo di autoregolazione per il quale tutta la produzione è in vendita sul mercato e che tutti i redditi derivano da queste vendite.
Si produrrà, quindi, solo se c'è una domanda e dei prezzi tali da garantire un profitto, e si guadagnerà un reddito che dipende dal valore del proprio lavoro sul mercato.
Il fattore che più ha contribuito a questa modalità di organizzazione delle attività economiche è l'introduzione di macchinari complessi che rivoluzionano il modo di produrre. Queste macchine consentono di abbassare i costi di produzione, ma possono essere utilizzate con profitto solo se è possibile smerciare il più gran numero di beni che con esse si fabbricano e se tutti i fattori produttivi sono disponibili.
L'analisi di Polanyi si avvicina a quella di Weber, quando individua la figura sociale del mercante che, grazie alle macchine, avvia le nuove forme di produzione per il mercato e diventa imprenditore capitalistico.
Nello specifico, il commerciante, che prima acquistava le materie prime e le faceva lavorare da altri, a un certo punto, investe il suo capitale nelle nuove macchine disponibili, si trasforma in imprenditore e crea la fabbrica moderna impiegandovi lavoro salariato.
E quindi le motivazioni all'azione economica passano dalla sussistenza al guadagno individuale (è questo il motivo per cui, secondo Polanyi, il passaggio dalla sussistenza al guadagno non è naturale, ma storico). Tutto ciò è possibile, però, solo se si hanno dei mercati sia per le merci da vendere che per le materie prime e il lavoro da acquistare.
In particolare, la formazione dei mercati per i fattori produttivi (la terra e il lavoro) avviene come conseguenza di interventi politici, di misure amministrative, infatti:
-Per quel che riguarda la terra, tutto ciò portò all'eliminazione del controllo feudale, alla secolarizzazione delle proprietà della chiesa, fino al pieno riconoscimento giuridico della commerciabilità dei diritti di proprietà. Con la crescita delle città, e con le esigenze di mantenimento della popolazione urbana, si sviluppò inoltre la piena commercializzazione dei beni stessi prodotti dalla terra, a partire dal grano, e i proprietari terrieri furono spinti a incrementare la produzione per la vendita sul mercato, mentre venivano eliminate le restrizioni di natura giuridica o consuetudinaria che limitavano in passato la quota di produzione commercializzabile, garantendo il soddisfacimento delle esigenze di auto–consumo locale.
-Relativamente alla formazione del mercato del lavoro fu necessario eliminare le forme di controllo sociale e giuridico che regolavano i rapporti di lavoro (derivanti dalle corporazioni  medievali). 
In particolare, in Inghilterra, la persistenza di salari bassi portò all'erogazione di sussidi ai lavoratori che ricevevano un salario inferiore ad livello previsto, introducendo, di fatto, un reddito minimo garantito. Questo sistema determinò un abbassamento dei salari e una crescita consistente dei sussidi, dal momento che i lavoratori preferivano i sussidi al lavoro, con il conseguente peggioramento delle finanze. Fu così che, sotto la pressione degli imprenditori e della classe media, si arrivò nel 1834 all'abolizione del sistema dei sussidi. Da quel momento cominciò a funzionare pienamente in Inghilterra un mercato del lavoro concorrenziale.

Tratto da SOCIOLOGIA ECONOMICA di Antonio Amato
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