CONSEGUENZE SOCIALI DELLA DIVISIONE DEL LAVORO
Per Durkheim la divisione del lavoro produce effetti socialmente destabilizzanti, quando:
1) cresce più rapidamente delle regole istituzionali: perché si crea una situazione di «anomia» (carenza di norme). La principale fonte di anomia nelle società moderne è il forte sviluppo delle attività economiche perché questo processo si è affermato senza un'adeguata istituzionalizzazione. Le forme tipiche attraverso le quali si manifesta l'anomia sono:
a) crisi economiche: la crescita della divisione del lavoro e della produzione per il mercato possono comportare uno scarto tra offerta e domanda, che genera crisi di sovrapproduzione o dì sottoconsumo.
b) antagonismo tra capitale e lavoro: che riguarda:
-il mercato: la diffusione dell'occupazione industriale è avvenuta senza un'adeguata tutela del rapporto di lavoro in relazione all'andamento del mercato;
-l'organizzazione del lavoro: che con una parcellizzazione dei compiti, una routinizzazione e una perdita di qualità del lavoro, riducono l'operaio ad appendice di una macchina. Tutto ciò entra in contrasto con gli ideali di arricchimento individuale che sono alla base della coscienza collettiva nella società moderna, e produce conflitti sociali.
2) le regole ci sono ma sono inadeguate rispetto ai problemi: a causa del disordine sociale che si accompagna alla diffusione delle moderne attività industriali, la divisione dei compiti assume un carattere «coercitivo» (divisione coercitiva), che è causa del male:
a) Nell'assegnazione dei singoli individui ai ruoli specializzati: perché una società basata su un'elevata divisione del lavoro presuppone un allentamento della coscienza collettiva, che lascia ora più spazio alle scelte individuali. Si affermano così ideali che assegnano un valore morale al perfezionamento e alla realizzazione della personalità individuale ed un «culto dell'individuo», per il quale «ognuno è destinato alla funzione che può adempiere meglio e riceve la giusta remunerazione per le sue prestazioni».
Però questi ideali entrano in contrasto con un insieme di regole (per es il dir ereditario altera la concorrenza fra gli individui nell'assumere certi ruoli in base alle loro capacità), che ne limitano la piena attuazione. E quindi l'assegnazione dei singoli ai compiti specializzati finisce per essere imposta piuttosto che scelta, dal momento che non corrisponde più alle vocazioni individuali, ma ai condizionamenti esercitati dalla classe sociale di origine.
È allora necessario che si modifichino queste regole in modo che nessun ostacolo impedisca agli individui di occupare nei quadri sociali il posto che più risponde alle loro facoltà. Solo in condizioni di questo tipo la concorrenza tra i singoli individui può generare solidarietà.
b) Nella regolazione delle ricompense del lavoro: ovvero sulla forma di divisione coercitiva del lavoro relativa alle ricompense da assegnare ai compiti divisi. Perché una società basata sulla divisione del lavoro generi solidarietà è necessario che tali ricompense corrispondano all'effettiva utilità per la società dei servizi prestati, ovvero al «valore sociale» che ne discende.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Antonio Amato
[Visita la sua tesi: "La condizionalità nelle organizzazioni internazionali economiche"]
- Università: Università degli studi di Napoli "Parthenope"
- Facoltà: Giurisprudenza
- Corso: Scienze dell'Amministrazione
- Titolo del libro: Sociologia Economica
- Autore del libro: Trigilia
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1998
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